Un confronto con il recente Batman V Superman è facile, troppo facile e impietoso; ma è quasi inevitabile per spiegare i pregi di un film come questo. Il lavoro dei fratelli Russo segna infatti un picco qualitativo nel Marvel Cinematic Universe: un film che nelle premesse era difficilissimo, vista la quantità di personaggi e la questione centrale non semplice, ma viene affrontato con raro equilibrio e molta cura nel raccordare tutte le parti di un ordito narrativo abbondante. Non si cerca di cambiare radicalmente la tonalità del genere cinecomic (come ha fatto malamente Zack Snyder), ma si effettua nondimeno un nitido spostamento verso toni più seri e politici. È la gradualità del processo a garantirne l’efficacia: quando serve, la comicità torna a fare capolino per scongiurare un’eccessiva pesantezza, ma ciò non inficia il risultato finale. Fare un film serio sui supereroi non significa doverlo ambientare tutto di notte oppure calcare la mano sulla fotografia tenebrosa; la tessitura dei dialoghi, le ambientazioni, la presenza di diversi personaggi politici, il contegno degli eroi, ogni elemento fa la sua parte nel processo complessivo, senza esagerazioni.

Gli eroi non sono mai stati così umani, così poco bidimensionali: ormai lo spettatore conosce gli aspetti esteriori dei protagonisti, ci si può concentrare sulle sfumature caratteriali, sui dubbi, sulle amicizie e le discordie. Non è un caso che quasi tutti si chiamino vicendevolmente per nome, la componente superomistica non invade gli spazi in cui a prevalere devono essere i tratti umani. Anche i nuovi eroi, Spider-Man e Pantera Nera, vengono introdotti benissimo, evidenziando maggiormente il lato umano rispetto a quello eroico. Ma tutti i protagonisti hanno un loro spazio, più o meno grande. Anche Vedova Nera, che conosciamo da tempo, mostra nuove sfumature. Un intreccio di rapporti quanto mai equilibrato si sposa con una gestione altrettanto dosata del costrutto diegetico. L’emergere di un conflitto all’interno degli Avengers è massimamente graduale e quindi credibile; non è un caso che il villain di turno sia poco presente e lavori sostanzialmente per fomentare le discordie interne ai paladini. Un nemico troppo ingombrante avrebbe tolto spazio alla vera questione centrale, quella delle fazioni di eroi in conflitto.

Dopo una prima metà molto ponderosa, forse fin troppo, arrivano i momenti più pirotecnici. I combattimenti, nella prima parte richiamano lo stile di The Winter Soldier: scenari urbani, sparatorie, scazzottate molto dinamiche, inseguimenti su veicoli e acrobazie ginniche. La qualità delle sequenze è decisamente elevata, anche se emerge forse una eccessiva spinta in termini di dinamismo: a volte le scazzottate e le capovolte sono un po’ troppo forti e veloci. In altri casi gli eroi sembrano avere le rotelle sotto i piedi, per quanto corrono veloce. Poco male comunque.

Quando deflagra la guerra civile a tutti gli effetti, ci si può finalmente godere una battaglia spumeggiante tra le due fazioni; le singole caratteristiche e armi speciali vengono sfruttate a dovere per creare qualcosa che sembra una coreografia per quanto è armonica e divertente in ogni suo istante. Lo stile registico può ricordare quello di Whedon, con uno sviluppo organico delle inquadrature, senza troppi salti. Ma rispetto ad Avengers manca qualcosa e cioè uno scenario interessante. La questione dei danni collaterali è eminente nel film e quindi sarebbe stato contraddittorio se Stark avesse accettato di combattere in città. Lo scontro si sviluppa all’aeroporto di Lipsia, ma non si capisce come mai sia completamente deserto; bastavano pochi secondi per mostrare la gente in fuga. In più, senza danni collaterali la violenza perde parecchia efficacia sul piano dell’empatia del pubblico. Sembrano proprio due bande di teppisti che si fanno i dispetti in un campetto di periferia. Anche perché si ha l’impressione che se tutti usassero i loro poteri al massimo, la battaglia durerebbe pochi secondi. Questo è ovviamente giustificato dalla volontà di non farsi del male, ma se Scarlet ha quel potere enorme, perché lo utilizza a singhiozzo? Tutto bello comunque, ma l’effetto coreografia inoffensiva è davvero dietro l’angolo. Decisamente più convincente, anche se meno estetizzante, lo scontro finale, dove ci si fa davvero del male.

7/10

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