Un ottimo thriller "italo-americano", impeccabile sotto molti punti di vista, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith.

La sceneggiatura parte in maniera un po' lenta, ma con un'ottima ambientazione (quella dellì'Italia degli anni '50), forse un po' macchiettistica ma ben ricreata. La prima parte del film non offre spunti "gialli" particolari, ma delinea in maniera efficace il contesto e i personaggi.

Il cambio di rotta avviene esattamente a metà film quando, con buon attenzione del regista ai molti dettagli che danno fondamento allo sviluppo della trama, avviene la svolta machiavellica e "diabolica" del protagonista con quell'aria da bravo ragazzo tanto beffarda.

Non esistono buchi narrativi e , amio avviso, non vi sono momenti di inverosimilità. O almeno, Tom Ripley agisce come un abile pokerista, e le sue mosse sono frutto di moltà abilità e di un pizzico di fortuna: esempio lampante il "doppio" ritrovo al bar di Roma, dove si gioca un "all in" riuscendo a vincere la mano.

A mio avviso un piccolo plot twist avviene poco prima del finale, quando lo spettatore è convinto che l'abile detective americano (più scafato dei seppur abile collega Sergio Rubini) stia per inchiodare il nostro protagonista e la sua faccia da schiaffi e invece...no.

E' un fim molto buono e avvincente dal mio punto di vista; forse avrei equilibrato maggiormente la diversità di ritmo tra la prima e la seconda parte. Matt Damon ci sta nell'impersonare la parte del ragazzo dall'aria innocente che cela tutt'altro, ma forse all'epoca era ancora un po' acerbo, avrei scelto un interprete un po' più carismatico.

Alcuni spunti ricordano i successivi "Prova a Prendermi" (l'abilità del protagonista nel fingere e falsificare) e da un certo punto di vista, per quell'elemento aleatorio sempre presente e anche per la dualità caratteriale del protagonista, il bel Match Point di Woody Allen.

Simpatica la presenza di alcuni attori italiani, beh come prevedibile Fiorello si presta al karaoke.

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