Se c'è qualcuno che ha imparato e fatto propria la teoria del "non musicista" di Brian Eno questo è sicuramente Ian M. Hazeldine, fotografo e designer gallese che si cela dietro l'alias Antonymes.
Di fronte ad un disco "ambient" di questo tipo, piuttosto che musica d'ambiente sembra più azzeccata la definizione di musica da paesaggio.
E' un disco che è stato scritto con il cuore e con quell'attenzione ai particolari che probabilmente solo un "non musicista" è in grado di fare. Durante l'ascolto si possono trovare similitudini con i port-royal di Flares o con il monumentale The Future Is No Longer What It Was di Leyland Kirby. Non credo che gli artisti appena nominati si conoscano e abbiamo potuto trarre spunto dalle opere uno degli altri. Viene più facile pensare che in realtà artisti che non si occupano solo di musica abbiamo come una sorta di sensibilità comune, che gli consente di creare opere appartenenti allo stesso genere senza per forza aver condiviso un percorso artistico comune. Pensate cosa sarebbe potuto accadere nell'ipotesi contraria?
Ad ogni modo "The License To Interpret Dreams" è un disco da ascoltare con gli occhi oltre che con le orecchie. E' nostalgico, onirico, pervaso da note di piano e arrangiamenti neoclassici. Ci sono spoken word languidi e spettrali e non mancano anche dei drone sparsi qua e là.
Da ascoltare tutto d'un fiato ed alla fine mi sento di dire che se esiste una definizione di ambiente romantico questo disco ne è l'essenza.
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