Apoptygma Berzerk ad orecchio sembrerebbe il monicker di una band qualcosa-metal, sarà per l'accavallamento di consonanti ostico e decisamente cacofonico, sarà per il significato imprecisato ma apparentemente altisonante, ed invece questa scelta di nome non propriamente felicissima nasconde una proposta molto accattivante e meritevole di analisi ed attenzione: APB è il progetto musicale di un creativo e talentuoso musicista danese trapiantato in Norvegia, Stephan Groth, che a partire da questo esordio datato 1993 è stato uno dei principali fautori di quella trasversale corrente artistica principalmente nordeuropea che nel giro di qualche anno avrebbe assunto l'identità ed il nome di futurepop. Una scena ricca di idee, suoni e talento, con l'elettronica e la ricerca di melodie di forte carica scenica ed immaginifica come unico collante, a cui ogni esponente di spessore ha saputo dare un'interpretazione diversa a seconda delle proprie attitudini e sensibilità. Per creare il suo futurepop, Stephan Groth ha usato come basi di partenza due sottogeneri molto in voga nel decennio precedente, gothic e synth-pop, limando le spigolosità del primo e le ridondanze del secondo, con l'aggiunta determinante di un sicuro, semplice ed efficace vigore ritmico e qualche divagazione barocca che sottolinea una ricerca di visione e di grandeur, che si rivelerà seminale per i canoni stilistici del genere.

Seminale, per l'appunto: a conti fatti "Soli Deo Gloria" può essere considerato come un esempio di proto-futurepop, ancora acerbo, non ancora capace di riunire tutte le componenti stilistiche in un'unica koinè a differenza delle prime prove di Covenant e VNV Nation, ma nonostante le sue piccole discrepanze e difetti di gioventù l'album nel complesso funziona bene, mette in mostra un ottimo potenziale melodico e strutture semplici, è immediato ed accattivante. Tra i suoi punti di forza vale sicuramente la pena di citare canzoni come "Bitch", melodia molto accattivante che si impone con grande facilità, forte di un bel ritmo incalzante e ballabile e la giusta dose di energia con un pizzico di tamarraggine, che aggiunge una piacevole sensazione di fomento, la più solenne "Heretic Burnin'", prototipo di classica cavalcata futurepop con una forte impronta gotica che affascina per l'atmosfera crepuscolare creata dai synths ed infine "Stitch" in cui il cantato si trasforma in un sussurro malevolo, fumosa, ipnotica e straniante, fortemente ispiratoria per quella che sarà l'interpretazione più cerebrale del FP, perfettamente incarnata dai tedeschi Seabound. Questi tre episodi sono i capolavori che fanno di "Soli Deo Gloria" un album importante ed influente, che getta le basi per un nuovo linguaggio musicale, fatta eccezione per questo zoccolo duro l'album vive di frammenti e soluzioni estemporanee, le più interessanti sono sicuramente "ARP (808 edit)", due minuti di synth-pop con voce filtrata e melodia semplice ed ipnotica, un momento sornione e tranquillo che si discosta nettamente dal mood dinamico proposto e "Like Blood From The Beloved", breve e suggestivo stumentale per clavicembalo e synths che funge da intro e, con l'aggiunta di cori gotici, anche da outro, soluzione di gran classe ed ottima resa, forse un po' fuorviante rispetto alla vera natura dell'album. Altro episodio interessante è "Backdraft" con la sua elaborata ed ossessiva base ritmica, intrisa di una caratteristica sensazione di inquietudine e smarrimento che la avvicina molto di più allo stilema classico di futurepop rispetto a "Bitch" o "Heretic Burnin'", mentre "Ashes To Ashes" sembra più votata ad una dimensione live data la sua struttura ritmicamente semplice, decisamente punk-influenced, ben supportata dal cantato declamatorio ed incalzante di Groth.

Ed ora veniamo alle note dolenti, o difetti di gioventù se preferite; come ho già detto "Soli Deo Gloria" non riesce ad elaborare una vera e propria visione d'insieme, ed anche per questo gli interludi "Walk With Me" e "The Sentinel" non aggiungono granchè se non confusione, così come i sette minuti di "Skyscraping", troppo frammentaria e soggetta a repentini e mal collegati cambi di tempo per non suonare come una jam session tagliata e cucita, che sperimenta soluzioni interessanti a livello di ritmica ed effettistica, proponendo dei solidi grooves hi-nrg e vocals piacevolmente acide, ma per essere in teoria l'elemento più ambizioso dell'album manca decisamente di maturità e perizia; per il resto "Spiritual Reality" risulta un po' monocorde e melodicamente povera per essere convincente e la cover dei Velvet Underground "All Tomorrow's Parties" scivola via senza lasciare il segno. Considerando gli innegabili pregi e l'importanza storica per questo genere di nicchia vale la pena di arrotondare la mia valutazione per eccesso, ma questo è uno dei casi che fa rimpiangere l'assenza dei mezzi voti o in alternativa di una scala di valutazione in base 10, nella quale "Soli Deo Gloria" strapperebbe un pieno e meritato 7; ci troviamo davanti ad un album di sketches: abbozzi, idee e tentativi, alcuni ottimi ed altri un po' meno, una fase di progettazione del sound e costruzione dell'identità ancora intermedia che necessita ulteriori sviluppi, ma è già comunque un buon disco,  complessivamente scorrevole, che si lascia ascoltare con piacere, impreziosito da episodi notevoli, una grande sezione ritmica con ottime parti di batteria ed un cantato versatile e carismatico, in ultima analisi "Soli Deo Gloria" lascia presagire un futuro ricco di soddisafzioni per Stephan Groth e soci.

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