Scendo le scale del Rainbow Club ancora stordito dall’estenuante giornata lavorativa e le mie orecchie vengono subito attaccate da un lamento per chitarra e voce che escono dall’impianto attraverso un improbabile novello Lucio Battisti che ci “racconta” di situazioni a lui care del tutto improbabili, supportate da un decente tecnica chitarristica ed una pessima voce. I cartelloni non riportano il suo nome, né io faccio alcuno sforzo per tentare di capire chi sia, tanto è urticante il suo prodotto. Se questo è il “gruppo” spalla trovato, andiamo bene.

Cerco pace ed anestesia nella “super”, la birra del locale ed alle dieci in punto salgono sul palco Aidan e Malcolm, accompagnati da una formazione insolitamente scarna ed essenziale… basso, batteria e seconda chitarra/tastiere. Niente sezione archi, niente fiati, ma d'altronde l’ultimo “The Last Romance” ci aveva detto di una svolta più rock del duo di Glasgow. Attacco vigoroso con “Stink” e spettacolo che si snoda fra le tracce dell’ultimo suddetto album (“Speed Date” e “Dream Sequence” sono magnifiche) ed incursioni fra le perle dei vecchi lavori… in alcuni momenti di pausa del cantato, se chiudo gli occhi mi sembra addirittura di essere davanti ad i Mogwai, tanto è violento l’impatto musicale sprigionato e potente l’effetto sedativo della birra.
La voce fredda e distaccata di Aidan e le chitarre sempre finemente ricamate di Malcolm riescono immancabilmente ad uscire dal muro sonico prodotto dalla band di supporto e sublimano, nella parte centrale dello show, in un paio di perle acustiche tratte dal (a mio avviso) loro capolavoro “Philophobia by Arab Strap” che sono “Packs Of Three” e “Here We Go” regalandomi una decina di minuti di quel folk ibrido e gelido che mi hanno fatto innamorare di loro. Poi il ghiaccio torna a solidificarsi per la parte finale del concerto (un po’ corto a dir la verità e con solo un ultimo bis) con una versione noise di “New Birds” davvero sconvolgente. Neanche mezzanotte e mi ritrovo già in macchina per il ritorno a casa, consapevole di aver assistito all’esibizione della miglior band europea di folk moderno in circolazione. E qualcuno ha parlato di loro, come di minimo sindacale... Non capisco e non capirò mai.

Buona notte.

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