Sono tornati.

L'attesa è durata tre anni, il tempo necessario per fare le cose per bene. Dopo l'acclamatissimo "Funeral", da molti giudicato disco del 2004, ecco Neon Bible. Win Butler e Regine Chassagne, corpo e mente degli Arcade Fire, affiancati da un'orchestra ungherese e un coro militare, si ripresentano con una nuova veste, meno luccicante e più convenzionale.

Làddove "Funeral" ammiccava ad una certa èlite alternative-danzereccia, mescolando dosi di new wave in pozioni indie rock, "Neon Bible" si concede alla massa, al globo rockeggiante e mainstream, senza il pericolo di perdere consensi. Tra le undici tracce del disco si aggira neanche troppo velatamente il fantasma di David Bowie, con i suoi eccessi barocchi (vedi l'opener "Black Mirror", "Intervention", "Ocean of Noise"), qui trasfigurati in epica cinematica. La parte del leone la gioca l'orchestrazione, a tratti pomposa, composta da archi, ottoni ed organi, preposti ad inniettare nel corpo dell'ascoltatore più glaciale distillati di dolore, passione, paura, amore. Brani come "Keep The Car Running" e "(Antichrist Television Blue)" ci riconducono invece su territori meno alieni, invasi da cariche di batteria, basso pulsante e cavalcate di chitarra. In conclusione un'opera che testimonia come gli Arcade Fire siano maturati ed abbiano acquisito maggiore consapevolezza nei propri mezzi, riuscendo ad abbracciare un suono più solido e concreto.

Anche se perde di misura la partita col predecessore, è un disco che non può mancare nei nostri lettori, e farà forse avvicinare quel pubblico distratto, chissà da cosa, tre anni orsono.

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