Il minuto 6 e trenta è pura trascendenza...

Protagonista è un'armonica, anzi due.

Che c'entra poi l'armonica col jazz davvero non lo so. Ma io col jazz sto a zero, non zero scarabocchio come dicono a Bologna, ma quasi. E comunque chi se lo aspettava?

E quando una cosa non te la aspetti ci rimani, no?

Ma fosse solo l'effetto sorpresa!!! C'è anche tutto il prima, ad esempio quella voce di vetro che si spezza al minuto sei...

L'armonica poi basta che entri, anche se dimessa, anche se in sordina...e, in un attimo, tutto diventa blues, anche se poi, a dirla tutta, era blues anche prima.

Ma come si è arrivati a quella voce che si spezza?

Immaginate qualche ghiribizzo ritmico + un minimale contrabbasso + due ineluttabili accordi di piano che son sempre (sempre) quelli e spaccano l'anima...

Ecco, immaginate tutto ciò come un palcoscenico, un palcoscenico per sax e parole.

Un palcoscenico oppure una casa, anzi LA CASA. Qualcosa a cui quel sax e quelle parole, abbandonandosi completamente, si affidano con assoluta fiducia.

Di quelle parole senti che son grande poesia senza bisogno di traduzione. Il destino, immagino, e una carica di sotteso orgoglio. Il blues, appunto.

Anche se poi, ovvio, mica è blues, anzi è avanguardia Jazz. Lo prova quel sax coltraniano, quel continuo volo, ora atmosferico, ora tutto scarabocchi e singulti.

Si viaggia tra una strana specie di classicità, l'eterno racconto del male di vivere e qualcosa di molto ancestrale e molto potente. Troppo probabilmente. Quanta tensione può sopportare una capocchia di spillo?

Ecco allora il senso di quell'armonica, anzi di quelle armoniche: disperdere, per poi caricarsela di nuovo sulle spalle, tutta la tensione accumulata.

Che per una quarantina di secondi, di assoluto scioglimento, son solo loro ad appoggiarsi a quel minimale contrabbasso e a quel pianoforte che, implacabile, rimanda sempre lo stesso tema...

Poi, per finire di spaccarti il cuore, di nuovo voce e sax. Con quelle armoniche che, insieme a loro, continuano a ricordarci che, pur essendo jazz, è (è stato e sempre sarà) blues.

L'album non è solo questo brano, anzi, La traccia successiva, per dire, è un clamoroso gospel jazz, calma, invocazione, sottile tensione da capolavoro limite. Talmente bella da far venire in mente Sandro Penna quando dice “nel cuore è quasi un urlo di gioia e tutto e calmo”...

Si...

“Nel cuore è quasi un urlo di gioia e tutto e calmo”...

Poi si, anche tutto il resto. Ma, siccome ho già detto troppo , mi taccio...

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