"You're tearing me apart/Crushing me inside..." è così che comincia Apart, la prima chicca del capolavoro degli Archive.

Un capolavoro di disperazione, una disperazione espressa tramite i canoni della psichedelia di alto rango. Canzoni lunghissime, spazi immensi, e si ha la sensazione di assistere a qualcosa di eterno.

Colpisce subito la voce per la somiglianza con quella di Thom Yorke, e non è l'unico accostamento coi Radiohead che possiamo fare: durante tutti i dieci brani si respira un esistenzialismo alla Ok Computer, e si può dire che Finding it so hard è una Idioteque elevata alla terza, anch'essa sconfinata (15 min!).

Altri spunti... Numb, ossessiva al punto giusto; Meon, dolcissima, meravigliosa "does anybody want to hear the things I have to say, I feel today? if I'm the only one I'd rather die"; Goodbye, stupenda ballata impostata quasi soltanto su voce e batteria elettronica. Fool, epocale, reminiscenze Pink Floyd.

Come disse a suo tempo il mio rivenditore di fiducia, questo è "il disco che i Pink Floyd farebbero adesso". E meno male che gli ho creduto. Dopo tutto sono 20 euri per tutta la vita.

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