La domanda più grande, avvicinandosi alla quarta fatica in studio degli Arctic Monkeys, è quasi obbligata: quel'è stavolta la direzione intrapresa dagli ormai ex bimbi prodigio britannici?

Siamo passati da un esordio coi fiocchi, ricco di chitarre ficcanti e spontaneità adolescenziale, ad un secondo album potente e più calibrato, sino ad arrivare ad una terza meravigliosa prova, "Humbug", che ha spiazzato tutti con una virata apertamente ispirata a fascinazioni stoner e prog (ma guarda un po' chi c'è alle manopole? Quella vecchia volpe di Josh Homme!).

E adesso c'è questo "Suck It And See" a farci compagnia in questo assolato assaggio d'estate. Accingendoci a premere "play", vengono in mente altri succosi interrogativi: ad esempio, quanto avranno inciso le scappatelle con band parallele (il duo Last Shadow Puppets, sbornia di indie orchestrale in compagnia dell'amicone Miles Kane, ex The Rascals e ora fresco d'esordio solista con tanto di pesantissima collaborazione con Sua Brit-Maestà Noel Gallagher) e in solitario (colonna sonora del film "Submarine") sul sound del nuovo album dei ragazzi? Scorrono i pezzi e la risposta arriva chiara, lampante: molto, moltissimo.

Partiamo col dire che il chitarrismo forsennato dell'esordio-botto è completamente assente: ve ne troviamo traccia (leggerissima) in "Library Pictures", che sembra però attingere magari più dalle ritmiche aggrovigliate spesso presenti in "Favourite Worst Nightmare" piuttosto che dall'urgenza comunicativa del popolare primo capitolo discografico. Qualcosina invece della svolta desertica di "Humbug" la si può ritrovare in "All My Own Stunts", veramente ottima.

Per il resto, la piega quasi cantautoriale, con evidentissime reminescenze del ventennio ‘60/'70, presa dal songwriting delle scimmie artiche è ben evidente; le nuove influenze dichiarate dal leader Alex Turner (Bowie, Cohen, Reed) sono coerenti col percorso musicale intrapreso. Esemplare per costruzione melodica l'opener "She's Thunderstorms", piacevoli per struttura più classica (e per il recupero dell'immediatezza pop persa con "Humbug", come peraltro preannunciato dal buon Turner) "Black Treackle", il capolavoro "The Hellcat Spangled Shalalala"e  la chiusura "That's Where You Wrong".

Importante porre l'accento sulla parte finale dell'opera, che recupera "Piledriver Waltz" dal "Submarine E. P." di Turner e la affida all'intera band, e propone alcune perle cantautoriali come "Love Is A Laserquest", guidata da un arpeggio di chitarra molto semplice, dalla batteria regolare di Helders e dalla calda voce di un Turner sempre più maturo vocalmente, e il dittico "Suck It And See" e "Reckless Serenade", artigianato pop rock di superba fattura.

Si staccano dal gruppo "Brick By Brick", recupero indie non fondamentale, ed il singolo "Don't Sit Down ‘Cause I've Moved Your Chair", divertissement che sembra rubato da un block notes degli ultimissimi Alice In Chains (rif. "Check My Brain").

Grande album, scritto benissimo, prodotto ottimamente dal fido James Ford, suonato bene e, a quanto dichiarato dalla band, per buona parte registrato live.

E se gli Arctic Monkeys non fossero poi così meteore come qualcuno pensava? "Suck It And See" è un'altra grande risposta.

Tracce chiave: "The Hellcat Spangled Shalalala", "Don't Sit Down ‘Cause I've Moved Your Chair", "Library Pictures", "Piledriver Waltz"

Elenco tracce samples e video

01   She's Thunderstorms (03:54)

02   Black Treacle (03:35)

03   Brick by Brick (02:59)

04   The Hellcat Spangled Shalalala (03:00)

05   Don't Sit Down 'cause I've Moved Your Chair (03:03)

06   Library Pictures (02:22)

07   All My Own Stunts (03:52)

08   Reckless Serenade (02:42)

09   Piledriver Waltz (03:23)

10   Love Is a Laserquest (03:11)

11   Suck It and See (03:46)

12   That's Where You're Wrong (04:16)

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Altre recensioni

Di  gabripool

 Un cd che lascia un po' con l'amaro in bocca i vecchi fan degli AM.

 Oltre che nei testi, le nostre beniamate scimmie dovrebbero osare anche un po' di più nella musica.