Anche con questo ultimo "Before Today", Ariel Pink non ha fugato il dubbio se egli sia veramente un maestro del pop o solo un abilissimo collezionista di altrui sonorità; e sì che questa poteva essere la volta buona per svelare se il suo talento è assoluto o vincolato dalla pur geniale manipolazione di atmosfere già note: nuova etichetta prestigiosa (la 4AD), super produzione di Sunny Levine - è il nipote di Quincy Jones, perbacco! - e la calma necessaria (due anni dall'ultimo lavoro) per dare alle stampe il disco della svolta.

Forse però anche questa è un'occasione mancata: ha proposto infatti lo stesso low-fi pop che già conosciamo dimostrando così che la sua è una trascuratezza voluta, indipendente dai mezzi a disposizione.

Nonostante l'album scorra che è una meraviglia tra detriti pop piacevolissimi, è difficile per me lasciarsi coinvolgere pienamente da questi solchi; sono troppe le assonanze con una musica già sentita e, quel che è peggio, con sonorità inafferrabili: non sai mai chi citi veramente e provoca, in chi ne ha viste passare tante, un senso di frustrazione per l'impossibilità di incasellare una volta per tutte il suo sound. Che sia un effetto voluto? Credo proprio di si, Ariel Pink o lo prendi così com'è o lo molli.

"Before Today", più che da oscuri anfratti dell'undergound pesca un pò dappertutto: da certi video di infima categoria di MTV o, meglio ancora, di Videomusic; dal mainstream più bieco e tamarro e dall'AOR più sdolcinato; non si pone limitazioni disotterando sonorità sia dalla new wave che dal progressive inglese.

E' così che "Bright Lit Blue Skies" - il pezzo trainante - suona come i Ramones trapiantati in epoca "Girls Group anni '60"; "L'estat" è scuola di Canterbury in salsa Syd Barret come se a comporla ci fosse Burt Bacharach; "Fright Night (Nevermore) " - altro buon pezzo - è pop da vasca da bagno che più si avvicina alle precedenti invenzioni di "House Arrest". Sul versante meno raffinato c'è "Beverly Kills", discomusic di serie zeta che nemmeno i Vanzina adopererebbero per le loro colonne sonore; "Can't Hear My Eyes" nefandezza sonica degli anni '70 strappata di sana pianta da "You Can Do Magic" degli America. La conturbante "Butthouse Blondies", un hard rock melodico in stile Boston o giù di lì, non so se abbia a che fare con i bed and breakfast o, cosa che mi attizza di più, con certe cassettine VHS californiane che so io, quelle che si noleggiavano con circospezione nell'apposito vano dietro la tenda: dagli ansimi in sottofondo propenderei per la seconda ipotesi. Ultimo pezzo è "Revolution's a LIE" pura new wave inglese anni '80, per essere precisi i Comsat Angels di "Indipendence Day".

Per concludere, album promosso con buoni voti ma anche con una riserva: la prossima volta deve svincolarsi dal ripescaggio indiscriminato e produrre vera musica: d'accordo è un genio ma è ora che faccia qualcosa di realmente suo se non vuole essere presto dimenticato. Il dubbio è se ne sia realmente capace.

Elenco tracce e video

01   Hardcore Pops Are Fun (04:23)

02   Interesting Results (02:44)

03   West Coast Calamaties (04:00)

04   Flying Circles (03:56)

05   Gettin: High in the Morning (06:44)

06   Helen (04:14)

07   Every Night I Die at Miyagis (03:57)

08   House Arrest (05:03)

09   Alisa (02:57)

10   The People I'm Not (06:03)

11   Almost Waiting (04:46)

12   Oceans of Weep (05:03)

13   Netherlands (09:12)

14   Higher and Higher (03:13)

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