Se si parla di prog metal il primo nome che salta alla mente è senz'altro Dream Theatre, ma cercherò di rassicurarvi, dicendo che non c'è nulla di più lontano dalla band di Boston. Gli Ark, badate bene NON i The Ark, sono 5 norvegesi provenienti da band gloriose, ma con una valigia di idee inespresse.
Tra le file degli Ark vediamo, Jorn Lande (ex-The Snakes) alla voce, Tore Ostby (ex-Conception) alla chitarra, John Macaluso (ex-TNT) alla batteria, Randy Coven (Steve Vai, Steve Morse) al basso e Mats Olausson (Yngwie Malmsteen) alle tastiere.
Il prodotto di questo combo è qualcosa di eccelso perché è una delle rare volte che una prog metal band, non solo mostra una tecnica invidiabile e arrangiamenti superlativi, ma sentimento e pelle d'oca per più di un'ora di registrazione.

Il disco parte con la potente Heal The Waters, con un ispiratissimo contrappunto chitarra/tastiera e il suono campionato di una moneta che cade che (chissà dove gli è venuto in mente) lega in un modo inaspettato assolo e ritornello. L'album prosegue con Torn, ricco di ritmi tribali, per poi procedere con la Title Track, Resurrection e Absolute Zero, dove il singer Jorn Lande sembra superare se stesso con una voce versatile quanto quella di Bjork.
Traccia numero 6 e cambio radicale di stile: Just A Little è un brano in perfetto stile latino-americano (la militanza di Ostby nei Conception si fa sentire). Il disco prosegue nel più totale panico di chi ama appioppare etichette agli stili, toccando in profondità nel cuore fino alla conclusiva ballad Missing You; profonda è la tastiera d'atmosfera di Olausson e la chitarra di Ostby: la voce alta e ispiratissima è solo l'apoteosi di un successo.
Un disco da comprare a scatola chiusa e da riascoltare un po' di volte per capirlo e centinaia per innamorarsene.

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