“Ma perché Tepes sceglie sempre sti dischi che tanto non si caga nessuno?” mi potrebbe chiedere un lettore qualunque. “Perché sono ottimi lavori” risponde Tepes irritato. E quindi ora mi toccherà esordire, come in un’altra decina di recensioni, che questo disco non ha avuto giustizia, che il mondo lascia passare inosservate simili tesori e bla bla bla… Ma cosa volete farci… “Va per negletta via/la calda fantasia/che sol è contenta quando/l’ util può unir al vanto/di dilettevol canto” … sono fatto male…
Ed eccomi quindi a recensire un capolavoro gettato nel dimenticatoio da questi tempi ingrati, che generano e osannano dischi come “The Wretched Spawn” e seppelliscono nel passato pezzi di storia come questo (la volta che dico che non ci sono più le mezze stagioni, smettete di pubblicarmi e inviate qualche sicario a farmi fuori).

Nonostante “Embrace The Death” sia stato pubblicato nel 1996, le quattordici canzoni sono state composte tra l’88 e l’89, quindi proprio negli anni subito precedenti all’esplosione del Death metal sulla faccia del pianeta: inizialmente dovevano far parte dell’Lp di debutto (che per problemi discografici non vide mai la luce) ma poi vennero nuovamente registrate e distribuite tra i vari Ep sfornati dai tre (danesi se non ricordo male). Nonostante questa diaspora, restò in circolazione qualche cassetta contenente la registrazione originale di “Embrace The Death” che, recuperata dai nostri, venne pubblicata su cd. Le canzoni che sentite su questo disco sono esattamente le stesse suonate dagli Asphyx otto anni prima (e guai a voi se mi dite “E a noi che ca**o ce ne frega di questa inutile digressione”, perché io quando sento queste cose mi commuovo…).

Certo la produzione non è il massimo, ma gli dona proprio quella patina che lo rende ruspante e spartano senza compromettere oltre tanto la qualità del suono. Questi tre ragazzi, all’epoca, non erano dotati di una tecnica invidiabile, ma ciò non vuol dire che non sapessero suonare: le canzoni sono strutturate veramente bene e rimangono impresse al primo ascolto. I tempi sono generalmente molto lenti, tant’è che il loro stile è propriamente Death-Doom: le accelerazioni sono poche ma eseguite correttamente e messe, per così dire, “al posto giusto”, proprio quando l’eccessiva lentezza rischia di sfociare nella noia. Il cantante-bassista sfodera un growling molto potente e veramente furioso, donando al tutto un'atmosfera cupa e oppressiva ma non per questo inerte. Anzi, la rabbia esce a fiotti da questo disco, nonostante i tempi lenti tendano solitamente a sopire l’aggressività: a completare il tutto, un chitarrista capace che crea riff di notevole impatto e ci regala anche degli assoli semplici ma con melodie completamente prive di ogni speranza. Il disco risulta pertanto essere un concentrato di odio e devastazione: se lo si confronta con un classico del genere, il contemporaneo “Slowly We Rot” degli Obituary (band con cui condividono molti aspetti, primi tra tutti l’immediatezza delle canzoni e la tecnica non esagerata), si noterà quanto “Embrace The Death" sia infinitamente più pesante. Questo per dire che non ha nulla da invidiare rispetto ad altri cd di quegli anni che sono considerati dei Masterpiece: si possono individuare altre analogie con gli Autopsy, specialmente per quanto riguarda i mid tempos e le atmosfere tetre. Tuttavia gli Asphyx esasperano ancora la lentezza rinunciando a quel sound marcio e malato che caratterizza la band sopraccitata.

Gran bel disco, pesante e grezzo come se ne sentono pochi ai giorni nostri.

Elenco tracce e video

01   Intro (01:21)

02   Embrace the Death (04:00)

03   The Sickened Dwell (03:58)

04   Streams of Acient Wisdom (03:24)

05   Thoughts of an Atheist (04:59)

06   Crush the Cenotaph (04:24)

07   Denying the Goat (03:48)

08   Vault of the Vailing Souls (05:02)

09   Circle of the Secluded (05:35)

10   To Succubus a Whore (01:56)

11   Eternity's Depths (03:40)

12   Outro (00:49)

13   Mutilating Process (04:26)

14   Streams of Acient Wisdom (04:29)

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