Per fortuna che c'è chi ancora sa suonare sano heavy metal senza troppi fronzoli fregandosene del mercato discografico e del successo inteso come unico traguardo. Ci sono ancora delle espressioni musicali capaci di rievocare in chiave naturalmente più moderna l'espressione della NWOBHM. Gli svedesi Astral Doors sono una di queste, nati nel 2002 a Borlänge, e debuttanti nel 2003 con questo "Of the son and the father". Peculiarità del gruppo svedese la voce notevole di Nils Patrik Johansson, da molti accostata a quella di un mostro supremo del metal tutto come Ronnie James Dio. Finalmente qualcuno che non scotenna i testicoli con acuti formidabili e roba del genere, ma che ci mette passione e che si ricorda per una voce diversa, a meraviglia incastonata nella musica prodotta dai restanti cinque membri. All'epoca di questo primo album, oltre a Patrik Johansson alla voce troviamo alle due chitarre la coppia Joachim Nordlund e Martin Haglund. Il basso era sotto il controllo di Mika Itäranta, con Joakim Roberg alle tastiere e Johan Lindstedt a dirigere il tutto da dietro la sua drum.
Of the son and the father è un album senza particolari pretese musicali, assolutamente privo di innovazioni e sperimentazioni varie. Al suo interno non troviamo complesse architetture sonore del metal progressivo, ma la semplicità diretta tipica dell'heavy anni '80. Una specie di revival in chiave moderna (siamo nel 2003) del genere che negli eighties imperversava in lungo e in largo sotto la spinta di due band quali Judas Priest e Iron Maiden. E proprio a quest'ultimi si riallaccia il discorso musicale degli Astral Doors, in particolare ai primissimi Maiden (per intenderci quelli di Killers). Un po' tutte queste caratteristiche le ritroviamo con prepotenza nell'opener "Cloudbreaker", dal riff semplice e diretto su cui si innesstano linee vocali trascinanti che ci portano ad un ottimo chorus e in cui troviamo tutte le doti canore del singer. Sara questa un po' la falsariga del platter; consapevoli delle non straordinarie doti tecniche (il tutto migliorerà in futuro), gli Astral Doors hanno puntato sulla semplicità, riducendo all'osso la concezione di heavy metal: bastano riff aggressivi, soli ben piazzati ed eseguiti con diligenza, poi al resto ci pensa il cantante. Of the son and the father contiene undici pezzi di sano metal e sarebbe inutile analizzarli tutti nella loro interezza: basta citare canzoni come "Ocean of sand", "The trojan horse", "Burn down the wheel", "Night of the witch", "Slay the dragon". Tutti ottimi esempi di chi e cosa sono gli Astral Doors.
Come già detto non ci troviamo di fronte a nulla di eccezionale sotto la voce originalità ne tantomento innovazione, ma valgono la pena di essere ascoltati per la loro assoluta attitudine in un periodo sempre più difficile per questo genere di musica. La band svedese sa come approcciarsi all'heavy e sa anche cosa vogliono i fans della "prima ora". Meritano di essere presi in considerazione. Un ascolto è d'obbligo.
1. "Cloudbreaker" (3:30)
2. "Of The Son And The Father" (4:55)
3. "Hungry People" (3:40)
4. "Slay The Dragon" (3:38)
5. "Ocean Of Sand" (3:53)
6. "In Prison For Life" (4:12)
7. "The Trojan Horse" (4:36)
8. "Burn Down The Wheel" (3:32)
9. "Night Of The Witch" (3:44)
10. "Rainbow In Your Mind" (3:50)
11. "Man On The Rock" (3:02)
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Di Hellring
"Evil is forever è metal allo stato più puro e semplice."
"Una band consapevole dei propri limiti, che non cerca di strafare."