I gusti, quell'inevitabile condizione umana che condanna la specie ad un evoluzione non sempre necessaria e spesso deleteria, che più di ogni altra cosa evidenzia il concetto di mutabilità del (e nel) tempo.

A me a cinque anni piaceva ken shiro. Il primo trasmesso, quello che dopo le mazzate con Raul finiva la storia. In italia. Come fosse poi la storia sul serio non l'ho mai saputo e non ho mai saputo neppure come finisse in quegli anni. Perchè Raul, con il suo tridente e la sua esasperata spietatezza, per me, cucciolo, impersonava più che il male puro, la Paura pura.

Oggi Ken Shiro mi fa discretamente cagare, aver paura davanti allo schermi invece adesso mi piace. Tanto.

I gusti che mutano, tanto, parecchio. E l'oggettività che, diventi bandiera del genere umano quest'affermazione: non esiste.

C'è chi poco prima di lanciare i sanpietrini tra i fumogeni e anarchici suicidati da altri, facev girare sullo stereo i Beatles. Oggi, dopo tante lune ed eclissi, i vinili li ha buttati, ma appena entra in macchina collega il bluetooth al cellulare e parte Texman.
A volte, si pensa al bello oggettivo, e si finisce per crederci.

Ci credo anche io, i beatles non sono la mia generazione, la mia generazione è su 4/3 a colori. uno strumento dannato, si diceva facesse male. L'han cambiato con i 16/9, mi pare continui a crear problemi.
Quello strumento dannato è stata l'eroina della mia generazione, quello che è uscito da dentro quella scatola si è tatuato subliminalmente sulla corteccia interna di ogni mio coetaneo, e l'ha condizionato. Non abbiamo le partite al pallone in mezo alle strade alle fondamenta del nostro io: abbiamo colori, motivetti, jingle, e un sacco di pattume (noi lo sappiamo, voi di prima no: voi avrete avuto i Beatles, noi la coscienza, quicumque suum).
Macchinete a inchiostro, aghi, i primi chip, processori, bit, cartucce, joistick, l'inchiostro sul cervello, l'ago che penetra, vinci una vita "bibibip" muori male "bururburup", i disegni che si muovono come i cartoni, però li muovi tu, sega, nintendo, le olimpiadi atari 2006 e slogarsi il polso 6 anni prima di scoprire le seghe.
L'ago che esce e lascia un punto. Un insieme di punti per una linea, un segno. Indelebile. "Biribirip buruburup".

La musica a 8 bit l'ascoltiamo da che mamma e papà decisero che tutto sommato, pure se facevamo a pugni all'oratorio per una partita alla tedesca, se la maestra ci aveva sequestrato 3 mini4wd durante l'ora di grammatica, tutto sommato, se ci avessero comperato la consol, sì, forse forse la piantavamo di rompere il cazzo. nota a margine: è chiedendo il Nientendo che ho imparato ad incassare, stare in piede e continuare. Caracas, arrivo!

Piantala di giocarci, o almeno togli quella maledetta musica idiota!.

Quella musica, quella musica era l'ago della macchinetta, posso canticchiare ogni singolo jingle di ogni gioco che ho posseduto, da golden ax a castels. non ricordo come si scrivano, come faceva la musichetta sì. il più delle volte era roba breverrima, e forse per questo la ricordo. Ma il sound, quell'essere "finto" ma tremendamente reale nella sua operazione di condiziona sinapsi trapana cervello, oh, non basterebbe un lavaggio del cervello a Vorkuta. non ne basterebbero due: è inchiostro, l'inchiostro non lo lavi.

a vent'anni di distanza tonra la micromusic prima, 8 bit dopo, chiptune in seguito e boh, adesso io non lo so mica come si chiami, tanto sono le musichette dei videogiochi a 8/16 bit suonate con lo stesso spirito fanciullesco. piacevano prima, piacciono adesso. forse è un'offesa a tutti gli altri chiamarla musica, forse i beatles si rivoltano nella tomba, ma tanto pure claudio villa si indispettiva dei beatles, e uindi chi se ne frega delle rock star morte o morenti, la loro opinione conta solo se cantata, per il resto sono pezzi da baraccone. Come la chiptune 8 bit o 16 bit che adesso per comodità magari chiamo micromusic. perchè l'ho riscoperta con questo nome qui io, micromusic, dieci anni fa, forse di più. e mi piaceva, ci mischiavano assieme videoarte ultraminimal, meraviglioso. Un tatuaggio da ribattere. a dieci anni di distnza la micromusic nel mio io continua a essere il pisello che fa star scomodi quei poveri scarafaggi che dormono su kili e kili di materassi imbottiti di sterline.
E in un universo dove l'oggettitivtà potrebbe essere un valore assoluto, avrebbero ragione loro.
Ma qui è il far west, se ti sparano son 200 lire per tornare in vita, i draghi sparano bolle dalla bocca e c'è una principessa da salvare, ma è in un altro castello.
I gusti cambiano, i tempi peggiorano, ma due o tre cardini su cui ruotare il nostro io li tiene fissi. uno dei miei credo sia qui e Astroskeleton l'altr'anno con una raccolta di pezzi vecchi tirata fuori per spingere un po' un ep discreto con due o tre idee moderne vive a 30 anni di distanza da noi adesso. Nel passato a otto bit, dove le curve non possono esistere e il cerchio quadra per forza.

Roba a cui non posso che voler bene. Non che mi piaccia o meno, è proprio affetto.

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