21 gennaio 2016.

Ho deciso di recensire questa compilation "speciale" del 2005 proprio all'alba di questo giorno perchè gli At The Drive-In sono finalmente tornati sulle scene in maniera ufficiosa, dopo la breve reunion per alcuni concerti avvenuta nel 2012. Probabilmente questa volta ci sarà un nuovo disco (come suggerisce il loro sito ufficiale) e, personalmente, non vedo l'ora di assaporare qualcosa.

La prima cosa a cui si potrebbe pensare e a cui io stesso ho pensato subito è: "Hanno bisogno di soldi. Soldi che mancano dopo lo scioglimento dei Mars Volta e che gli Antemasque non ci fanno fare."

In questo caso, però, non me ne potrebbe fregar di meno! L'importante è che siano tornati e che sia la buona volta che ritornino a spaccare seriamente, nonostante non siano più i giovanotti scapestrati pieni di oppiacei in circolo e ormai abbiano tutti 40 anni compiuti.

Ed è per l'eredità musicale a noi lasciata che voglio omaggiarli, in vista della sorpresa che presto ci faranno.

Dando uno sguardo generale alla tracklist, possiamo notare come sia composta da caratteristici brani che vanno dall'EP "El Gran Orgo" fino all'ultimo disco "Relationship Of Command", più vari inediti e cover.

Qualcuno avrà già notato che mancano brani provenienti dai primi EP e dal disco d'esordio "Acrobatic Tenement". Tranquilli, non hanno rinnegato le proprie origini.

Il collettivo multiculturale costituito da americani originari di Messico, Porto Rico e Libano ha deciso di tenere certe cose al loro posto, lontane dai riflettori: in questo caso, hanno scelto di mantenere intimi e speciali i primi lavori, sia per loro stessi e sia per la gente che ha veramente creduto nel loro talento fin dagli albori, quando facevano parte dell'underground, perchè è alla cultura underground che credono di appartenere. (questa è una sorta di parafrasi tratta dalle parole dette da Jim Ward, uno dei chitarristi, poco dopo l'uscita del disco)

Davvero ammirevole.

Tornando al disco, con questa serie di brani è possibile osservare la crescita musicale, tecnica (e non solo) del gruppo. Dal Post-Hardcore ancora ruvido di "Fahrenheit" arriviamo a composizioni sempre più mature: da "Napoleon Solo" a "Metronome Arthritis", dal classico grintoso sempreverde "One Armed Scissor" fino alle costruzioni melancoliche di "Non-Zero Possibility". Non hanno bisogno di particolari introduzioni.

Voglio però concentrarmi sul materiale inedito proposto: con "Incetardis" e "Autorelocator" sfoderano tutta la loro potenza sonora, per poi trovare sollievo nel note nostalgiche e piacevolmente amare della perla del disco, ovvero "Doorman's Placebo". Camaleontici, oserei dire.

Concludo proponendovi gli ATD-I che coverizzano gli Smiths e i Pink Floyd, interpretando nella loro creativa prospettiva musicale, rispettivamente "This Night Has Opened My Eyes" e "Take Up Thy Stethoscope And Walk". Delle prove davvero non da poco.

Indescrivibili e indispensabili.

BENTORNATI !

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