''Atena, figlia di Zeus, nella mitologia greca era la dea della Sapienza -in particolare della Saggezza-, delle Arti e degli aspetti solenni della Guerra. La sua sapienza è rappresentata dalle conoscenze tecnice conosciute nella tessitura e nell'arte di lavorare i metalli''.

Arte di lavorare i metalli. Con tutta probabilità non ci poteva essere una definizione più azzeccata per descrivere questo ensamble toscano che, con ''A New Religion?'', piazza sugli scaffali il loro secondo album, successore del meritorio esordio ''Inside, The Moon''. Nello specifico i metalli da cui attingono a piene mani Gabriele Giudi (tastiere), Simone Pellegrini (chitarra), Alessio Sabella (basso) e Matteo Amoroso(batteria) sono principalmente due: il progressive e il power, forgiandoli a propria immagine e somiglianza -eccezion fatta per qualche spruzzatina di Dream Theater e Queensryche qua e là - fino ad ottenere il prodotto perfetto: una gemma dimenticata dal tempo (che poi -alla fine- sono trascorsi solo 12 anni ma paiono un'eternità), una delle vette più alte mai raggiunte nel Belpaese in ambito classico.

Decisiva, in questo senso, è stata la decisione di puntare tutto, dietro il microfono, su Fabio Lione (il nome vi ricorda qualcosa...non è vero?) frontman in piena ascesa all'epoca che nel giro di 2 anni si era creato -prima con i Labyrinth di ''No Limits''(1996) poi con l'esplosione dei Rhapsody di ''Legendary Tales''(1997)- una discreta reputazione. Il buon Fabio è autore esclusivo degli splendidi testi a sfondo sociologico-religioso qui presenti ma, più di ogni altra cosa, di una prova vocale impareggiabile, per conto mio una delle sue migliori, senza dubbio la più poliedrica (le variazioni umorali che partono dal quasi growl di ''Apocalypse'' fino ad arrivare alla malinconia della ballad conclusiva ''Not Too Far'' sono altamente esplicative) mai sentita.

Ma affermare che la lucentezza di ''A New Religion?'' sia esclusivamente attribuibile a Lione sarebbe alquanto ingeneroso e riduttivo; anche il lavoro degli altri ragazzi va apprezzato e sottolineato, in particolare quando c'è da svestire i panni di comprimari ed indossare quelli di mattatori: le piacevoli divagazioni ora tastieristiche ora chitarristiche -persino il basso la fa da padrone in ''Secret Vision'''  che infarciscono pezzi quali -ad esempio- l'incantevole ''My Silence'', la Angriana ''Soul Sailor'' oppure ''Twisted Feel'' e la eterogenea titletrack, documentano lo stato di grazia nel quale versava il combo ma sono ben lungi da annoiare l'ascoltatore medio poichè mai prolisse ed indelicate. Tutti i brani sono comunque sulla medesima lunghezza d'onda in fatto di qualità; un livello compositivo davvero sporadico oggigiorno. Resta il fatto che (purtroppo) dopo l'uscita del platter in questione, Fabio Lione abbia abbandonato il gruppo pressato dagli innumerevoli impegni e gli Athena hanno prima dato alle stampe -nel 2001- lo sgraziato ''Twilight Of Days'', che sterzava verso un power scialbo da quattro soldi, per poi sciogliersi subito dopo e tornarsene all'ombra della torre pendente.

Se avete avuto la volontà di arrivare a questo punto della lettura ritengo abbiate intuito la bellezza intrinseca di ''A New Religion?''; quindi non vi rimane altro che procurarvelo e verificare di persona, se avete ancora dubbi, l'effettiva bontà di quello che vi sto riferendo; gli amanti del prog lo sapranno già da più di una decade: qui c'è un pezzettino di storia del metal italiano.

Qui c'è l'arte di lavorare il Metallo.

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