“Champagne Jam“, pubblicato ad inizio 1978, è l’apoteosi di carriera per gli Atlanta dal punto di vista commerciale. Il suono morbido ma deciso, roccioso e swingante insieme raggiunge un altissimo standard, la qualità tematica si alza ulteriormente riuscendo nel contempo a concedere abbordaggi facili anche agli appassionati di musica meno scafati ed esigenti.

E’ a questo punto della sua storia che questo sestetto della Georgia entra nel giro più grosso, ovvero come capofila nelle arene da cinquantamila posti e oltre in America. Nei concerti di quegli anni, infatti, fanno loro da apripista gruppi che poi metteranno insieme carriere anche più fortunate, ad esempio Heart, Foreigner, Van Halen, Journey… intanto che i nostri stanno a disputarsi il ruolo clou della serata con gente come Doobie Brothers, Aerosmith, Genesis, Santana, Springsteen.

A pilotare le vendite del disco provvede il singolo “Imaginary Lover”, una ballata rotondissima e afrodisiaca dalla melodia irresistibile. Le sue liriche espongono la curiosa tesi che sia meglio riservare ad un “Amante Immaginario”, pieno solo di virtù e senza alcun tipo di problematica, il proprio desiderio di trasporto e di affetto, facendo insomma “da soli”… Ehm, può essere un’idea, eviterebbe molti grattacapi ed ansie.

Altra curiosità riferita a questo brano: una grossa radio statunitense incidentalmente lo trasmise facendo erroneamente girare il disco a 45 giri invece di 33: il risultato fu che gli ascoltatori subissarono l’emittente con richieste di replica, beninteso alla stessa, sbagliata, velocità… E così fu fatto, per mesi!

In maniera sconcertante, con quella alterazione di tono causata dal disco che girava troppo veloce, la voce del povero Ronnie Hammond risultava uguale spiccicata a quella di Stevie Nicks, al tempo la cantante più in voga d’America grazie all’ancor recente, enorme successo di “Rumours” dei suoi Fleetwood Mac. Narrano le cronache che la stessa Nicks, ascoltata alla radio la canzone in questione, abbia acquistato l’album e poi spiritosamente aggiunto l’esecuzione alterata di “Imaginary Lover” ai suoi demo di nuovi pezzi, pronti per essere proposti alla sua band per il successivo album “Tusk”. Convinti che fosse tutta farina del sacco della loro collega, i suoi compagni dei Mac le fecero un sacco di complimenti… prima di essere dalla stessa informati che si trattava di una canzone di un gruppo Southern di Atlanta, bellamente accelerata ed alzata di tono! “Peccato! Sei sicura? Sembra proprio che canti tu!” Le disse la compagna, e collega cantante, Christine McVie!

Le perle di quest’album sovrastano e confortano gli episodi più ordinari. Una di esse è il rock’n’roll di apertura “Large Time”: un riff secco e perentorio dell’elettrica di J.R. Cobb prende a sostenere, da solo, le prime strofe di canto. Solo a metà dei tre minuti della canzone l’altra chitarra di Barry Bailey e il puntuto basso Rickenbaker di Goddard giungono magistralmente a gonfiare e incattivire il suono, creando l’apoteosi. Il testo parla dei Lynyrd Skynyrd e dell’allora recente tragedia aerea occorsa loro.

I’m Not Gonna Let It Bother Me Tonight” che segue subito non potrebbe essere più a contrasto: rilassata e sorniona, nel più puro stile ARS alla ricerca della pastosità, dell’equilibrio fra tutti e cinque gli strumentisti intanto che la bella voce di Hammond armonizza sempre più intensamente se stessa, fino agli eleganti accordi di chiusura.

Dopo “Normal Love” che è il tipico lento pianistico e un poco lumacone di Hammond destinato alle divorziate ancor piacenti ed in cerca di carne fresca, appresso al saltellante boogie che intitola il disco e a valle della già celebrata “Imaginary Lover”, si arriva a “The Ballad of Lois Malone” che è un altro omaggio, già nel titolo e poi nell’arpeggio iniziale e nei suoni, persino nell’interpretazione strascicata alla Ronnie Van Zant, rivolto agli sfortunati amici Skynyrd.

L’album termina peraltro serenamente con una nuova ballata “The Great Escape”, accessibile ma tutt’altro che sdolcinata, e con la finale “Evileen”, al solito ripiena di classe esecutiva e con Barry Bailey che “fa i bambini coi baffi” (brutto modo di dire ma ho esaurito gli aggettivi, per lui) colla sua solista.

Il più venduto di carriera per gli Atlanta, quindi. Secondo me è superato in qualità ed emozionalità da due, tre, forse quattro altri dischi successivi, ma comunque è un cinque stelle pieno.

Elenco e tracce

01   Large Time (02:55)

02   I'm Not Gonna Let It Bother Me Tonight (04:06)

03   Normal Love (03:23)

04   Champagne Jam (04:32)

05   Imaginary Lover (05:05)

06   The Ballad Of Lois Malone (04:31)

07   The Great Escape (04:48)

08   Evileen (03:30)

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