Eufaula è, banalmente, una cittadina dell’Alabama ai confini con la Georgia, la patria di questa band di southern rock.
Non ci riescono gli ARS a scollinare con forza nel nuovo millennio: questo del 1999 è in effetti l’ultimo album di inediti della formazione. Negli anni duemila verranno pubblicati solo qualche antologia, concerti dal vivo più o meno bootleg e quell’album del 1983 cassato dalla casa discografica CBS-Sony perché non suonava new wave o comunque “anni ottanta”.
La formazione è la stessa del precedente crossover “Partly Plugged”: tre membri storici ed altre tre forze più fresche. Anche stavolta si ricicla qualcosa dal repertorio storico, ma senza la scusa dell’unplugged… evidentemente non c’era materiale sufficiente per coprire la durata normale di un disco.
Vengono ripescate “Who You Gonna Run To” dal vecchissimo “Third Annual Pipe Dream” e soprattutto “I’m Not the Only One” e “What Happened to Us”, due colonne del superbo, irresistibile “Truth in a Structured Form” (1989): purtroppo queste nuove versioni, più soft e meno rock degli originali, suonano più che altro come un passo indietro… specialmente la seconda di esse, chissà perché riproposta sopprimendone il ponte, ovvero il raccordo fra strofe e ritornello, che invece era perfetto così dove stava, altroché. Peccato.
Vi sono altre otto canzoni comunque, tutte inedite su album. Il fatto che saltuariamente appaiano nei crediti vecchi componenti della formazione fa sospettare che almeno in parte si sia davanti a scarti di vecchi album; tutto comunque suona fresco ed appena registrato, con le tecnologie di fine secolo, quindi niente ripescaggi alla maniera delle compilation.
Fra le novità spiccano “Dreamy Alabama” e “When”, entrambe delle chicche, felpate e piene di classe, testimoni che il malinconico frontman Ronnie Hammond aveva preso le redini della composizione, una volta andatosene via il chitarrista J.R. Cobb che era suo alter ego in questo. La seconda è il capolavoro dell’album, con quei lirici stacchi di piano elettrico a rendere evocative al massimo la raffinata melodia vocale e le frustate di solista di Barry Bailey.
Con questo contributo di fine secolo scorso la Sezione Ritmica di Atlanta mette fine alla sua attività in piena efficienza. Seguiranno solo una piccola serie di raccolte, esibizioni dal vivo e nel 2010 il recupero di quell’album già pronto nel 1983 ma segato dalla multinazionale CBS. Si intitola “Sleeping with One Eye Open” e procurarselo è dura…
Al presente, il poco che resta di ARS gira orgogliosamente locali, teatri e palchi estivi degli USA, specialmente gli stati del sud. A tenere accesa la fiammella provvede l’unico superstite del sestetto originario il cantante Rodney Justo, d’altronde presente solo nell’album d’esordio del 1972 e quindi recuperato alla causa mezzo secolo dopo: giusto(!) così… se non si è riusciti a combinare di meglio in tutto il resto della vita, è dolce rifugiarsi nelle buone cose capitate in gioventù.
L’instabile frontman del gruppo Ronnie Hammond è stato il primo a mancare: già nel 2001, dopo aver fronteggiato a lungo la depressione. Il batterista fondatore Robert Nix, per tanti anni autore dei testi per la band e che ha suonato anche nei Lynyrd Skynyrd, se n’è andato invece nel 2012 a soli sessantasette anni. Due anni dopo se ne partiva per altri mondi il corpulento bassista Paul Goddard, un gigante del suo strumento: è in classifica anche su Rolling Stone, per quanto valgano i listini redatti da quella rivista. Al pulito ed economo chitarrista J.R. Cobb, coautore di una montagna di canzoni sia della ARS che di altri, ha ceduto il cuore nel 2019 mentre il suo collega il magnifico Barry Bailey, indimenticabile punta di diamante di questo sestetto, ha gettato la spugna nel 2022 alla fine di una lunga lotta contro l’odiosa sclerosi multipla. Il più longevo è riuscito ad essere il tastierista e compositore Dean Daughtry, spirato nel 2023.
Cosicché nessuno dei sei eroi della ARS (metto Hammond davanti al fondatore Justo per indubbia più lunga militanza, talento e meriti) è riuscito a diventare… vecchio. Invece Townshend, Richards, Clapton, Page, Ringo, Walsh, Tyler, Iommi, Young, Taylor, Slick… pervicaci adoratori della bottiglia, dello sniffo e financo della pera, ce l’hanno fatta. Ci vuole anche culo, nella vita.
Ho un rispetto e una stima suprema per l’Atlanta Rhythm Section. Decine di loro brani sono con l’asterisco nella mia personale colonna sonora di vita, e decine di assoli di Barry Bailey sono in bella evidenza nella lunga sequela dei miei preferiti. Grazie di cuore, ARS.
Elenco e tracce
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