Buona la seconda. Michael Braeuninger torna con il suo moniker Misanthrop, su etichetta Neosignal, presentando un nuovo album decisamente più riuscito del precedente. Intendiamoci, è sempre un dischetto fatto in due giorni con il daw di turno, ma di questi tempi ci accontentiamo di poco e i veri capolavori dell'elettronica sono quasi tutti alle nostre spalle. Ma non siamo pessimisti, Analog è un bel disco, affascinante, cupo e con un lietmotif quasi filmico, in parte ispirato dalle cose più sperimentali e strambe composte dal producer tedesco. Ma funziona e tanto basta. Il primo grande passo è stato eliminare i campioni vocali e non precipitare in qualche feature per attirare il mainstream, Analog è un piccolo album strumentale di 40 minuti (adesso va così) piuttosto ostile che fa pensare a un mix tra Vangelis e il sid del Commodore 64.

In realtà un sample vocale è presente solo nella traccia introduttiva Analog, con la frase, appunto, Analog ripetuta e dispersa in un vuoto digitale. Il tema portante del disco sono proprio i synth un po' retro e con pesantissimo effetto riverbero, presenti in tutti i brani e che creano una discreta atmosfera, per questo sembra sovente di trovarsi di fronte alla colonna sonora di un ipotetico sci-fi movie. Deus apre subito la ritmica, snare compresso a livelli inauditi come ormai marchio di fabbrica degli artisti Neosignal, mischiato con un clapper e un andamento tipico da genere neurofunk-dnb, ma molto minimale, volutamente arido e futuristico. Neute Nacht continua sulla stessa riga, ma aggiungendo parti melodiche granulose piuttosto interessanti; c'è una progressione molto precisa che cattura l'attenzione, anche se racchiusa in un'ottica pattern molto, molto schematica. Turbine estremizza ulteriormente lo snare, con il kick beat che è praticamente quello stock di qualsiasi daw, così non c'è neanche da sbattersi più di tanto. Plastik presenta una cadenza più nervosa e meccanica, con una bassline convulsa, mentre Feel è probabilmente il brano con la maggiore componente melodica, nonostante la ritimica sia sempre tesa e costante.

Space Station apre una parte più brutale dell'album. Lo snare è più violento e la minacciosa bassline sembra quasi disintegrarsi rendendolo uno dei brani più suggestivi del disco, mentre Dada non è propriamente una novità per chi ha seguito le collaborazioni tra Misanthrop e Stoner, infatti assomiglia moltissimo a Venere, con la sua ritmica non convenzionale in controtempo e un sound design affascinante. Molto minacciosa e piuttosto disturbante, ma sostanzialmente già sentita. Atlas rallenta verso una cadenza marziale e vari giochetti e trovate simili alle produzioni Neosignal - come artisti, non etichetta - sempre prodotti da Braeuninger con Phace, quindi siamo sempre in casa. Non Stop chiude il disco in modo energico e un timbro tech-electro, ma anche qui non si tratta di un tentativo originalissimo, perché il brano assomiglia anche troppo a I Need More dello stesso Misanthrop.

Praticamente Misanthrop si è divertito 40 minuti con dei nuovi vst analogici e qualche ritmica minimal-neurofunk, ma con un buon risultato e un disco che regge per tutta la sua durata, senza parti deboli o meno riuscite, solo alcune già sentite se seguite l'artista. Comunque un album valido che non mi è affatto dispiaciuto, bravo.

Carico i commenti... con calma