Una ragazzina olandese bella come un angelo, dall’aria imbronciata e un pugno di canzoni contro tutto e contro tutti: così si presentava Anouk in quel 1997. A lanciare TOGETHER ALONE, il suo album d’esordio, ci pensò il singolo «Nobody’s Wife», carico di energia (da non perdere il suo video per il Festivalbar ’98 a Piazzola sul Brenta) e un testo di assoluta autoaffermazione femminile: un grande successo anche qui da noi.
Le altre canzoni non sono tutte così trascinanti eppure l’album si ascolta ancora volentieri, pur a distanza di tanti anni; tra le cose migliori metterei la title-track e poi «It Is So Hard»; «Fluid Conduction»; il blues di «Time Is A Jailer» e anche la conclusiva «Mood Indigo» (che omaggia almeno nel titolo l’omonimo brano di Duke Ellington).
Tocca perdonarle un po’ di narcisismo nella scrittura (“Eccomi / Sono io l’attrazione dello spettacolo / Sono una creatura meravigliosa / Questo è quel che sono” in «The Other Side Of Me») così come qualche discontinuità nell’interpretazione.
Per quanto riguarda gli ascendenti musicali la metterei dalle parti di Melissa Etheridge per il piglio esecutivo, così come a Debbie Harry per la presenza scenica, cui l’avvicina anche una certa somiglianza fisica.
Riguardo alla parte grafica dell’album, i testi sono riportati in modo chiaro e leggibile, che non guasta mai, mentre la foto di copertina interpreta efficacemente l’idea di una ragazza chiusa nell’angolo stretto della vita: con le spalle al muro, ma decisa a battersi fino in fondo. La voce tradisce ogni tanto un accento Dutch, che ci sta benissimo e il risultato complessivo del disco è più che dignitoso.
Qui da noi, Anouk è passata come una meteora, ma in Olanda è ancora più che attiva e fa sorridere scoprire che – dopo aver gridato al mondo di non volere essere la moglie di nessuno («Nobody’s Wife» appunto) – nella vita vera si è poi sposata tre volte!
Carico i commenti... con calma