"Un ringraziamento speciale a coloro che continuano ad andare alla deriva con noi, mentre andiamo avanti lungo questa inconsapevolezza di vita".

Queste le parole usate dal leader dei Sophia, Robin Proper-Sheppard, nei ringraziamenti all'interno del disco.

Chi ha seguito la storia del musicista di San Diego sa che alla deriva lui ci è andato per davvero. E molte volte. Una deriva geografica quanto umana. Tra le sponde della mente e quelle che separano l'Europa dagli Stati Uniti.

Questo vagare lo si avverte fortemente nel disco in questione, nelle parole così come nei suoni.

Il manifesto ne è sicuramente il singolo "The Drifter", il vagabondo.

Inizia con una domanda:"dove sei stato tutta la vita?".

La risposta non tarda ad arrivare e recita:"dove tutti i mostri si nascondono, stanco di nutrirli sono scomparso per un pò ed ho trovato un posto tranquillo a metà strada tra la risata ed i sorrisi".

In questa frase è racchiuso il senso degli ultimi suoi anni di vita. Un viaggio nel tempo condensato in un disco che vale l'ennesimo vagabondaggio alla ricerca di una stasi positiva.

Anche "Resisting", l'altro singolo, trasmette questa sensazione di instabilità emotiva ed illustra l'incapacità di mantenere una relazione e la sua accettazione.

La batteria, il piano e le scosse di chitarra in crescendo creano un'atmosfera rarefatta e sognante dove i pensieri possono restare sospesi e ripetersi in eterno, chiedendosi a cosa stiamo resistendo.

In mezzo a questo peregrinare risalta ancor di più l'immagine di copertina ed il suo significato. I "porti sconosciuti", sottotitolo dell'album, sono luoghi di fermata indispensabili come l'ancora illuminata, forse salvifica, pronta a richiamare l'attenzione del leader del gruppo.

Il percorso musicale riserva anche delle soprese oltre ai pezzi tipicamente slow core a cui siamo abituati (come "Don't Ask" e "Baby, Hold On"), in cui i Sophia vanno sul sicuro.

Parlare di "California" e della sua apparente solarità è scontato. I suoi ritmi west-coast però sono ingannevoli e nascondono l'amara visione di un uomo nel momento in cui si rende conto che quella che vede non è più la sua patria.

Qualcosa è cambiato in essa e forse anche dentro di lui.

L'amara riflessione diventa ancora più pesante nell'altra incursione fuori dagli schemi: "St.Tropez/The Hustle". Una monolitica marcia elettro-rock scagliata contro la corruzione che circonda ogni esistenza.

I cinque minuti netti di "It's Easy To Be Lonely" chiudono il lavoro alla grande. Una escalation circolare e ipnotica che per capirla basta afferrare le parole "siamo la somma delle nostre scelte, degli errori che commettiamo e delle occasioni che cogliamo" e farle proprie.

Carico i commenti... con calma