Non saprei descrivere con esattezza i sentimenti che provai, quando venni a conoscenza che Ronnie James Dio era scomparso. Tristezza, ovviamente. Rabbia, frustazione, provai anche ciò, era come se qualcuno mi avesse strappato a forza un pezzo della mia vita, senza preavviso, con una crudeltà immane, ignorando quanto quest'ultimo fosse speciale per me.
Di consuetudine, quando muore un'artista, si deve ascoltare/vedere qualcosa che egli ha creato, pensai. Ma non ce la facevo, tanta era ancora la malinconia, e ancora pensavo che non fosse vero, cercavo con tutte le mie forza di negare ciò che avevo appena letto, con i miei occhi. E' una sensazione strana, sapete? Essere consapevoli di ciò che è successo, ma nel contempo rifiutarlo insistentemente.
Come quando passano gli anni, si vede una fotografia, da parecchio tempo sto riascoltando incessantemente Ronnie James. E come una si fa con una fotografia, la quale si guarda anche per ore, cercando di riportare la mente all'esatto secondo dello scatto, e tentando di rivivere quelle emozioni, io ascoltavo e riascoltavo quelle canzoni che mi hanno portato a conoscere quel piccolo, grande uomo. Elf, Rainbow, Black Sabbath, la carriera solista, tutto. Viaggiavo sulle note di "Gates Of Babylon", sull'immensa "Stargazer", sui ritmi forsennati di "Neon Knights" e "The Mob Rules", o nelle adrenaliche "We Rock" e "Night People". Mi andava bene tutto, pur di risentire quella voce. Quella voce che anni fa, completamente incosciente di ciò che ascoltavo, consideravo stonata, ora ha saputo regalarmi più emozioni di qualunque esperienza da me fatta.
Impossibile non parlare dell'eredità lasciata da Dio al panorama musicale e ai vari artisti. Artisti che, unitisi insieme per omaggiare il folletto di Houston, hanno deciso di creare un album tributo, uscito nel 2014 sotto il nome di "Dio - This Is Your Life", riprendendo il titolo della canzone contenuta nell'album "Angry Machines" (1996), probailmente uno dei pezzi più belli dell'intera carriera solista di Dio.
Ho trovato parecchie soprese inaspettate in questo album, prima fra tutte la performance dei Metallica nell'esecuzione del medley delle canzoni di "Rising", eccezionale, o ancora la prova di Doro Pesch in "Egypt (The Chains Are On), e sempre rimanendo in tema di voci femminili, la cover di "Straight Trought The Heart" degli Halestorm, con la tonalità rabbiosa di Lzzy Hale che ben si sposa a un pezzo del genere.
Non sono riuscito ad apprezzare completamente il rifacimento di "Holy Diver" da parte dei Killswitch Engage, molto probabilmente per il genere del gruppo che non si avvicina a ciò che ascolto solitamente, ma non metto in dubbio la passione che il gruppo ha messo nel suonare questa canzone. Ancora da elogiare Biff Byford dei Saxon e i Motorhead per l'interpretazione di "Starstruck", dove il primo sfoggia una performance vocale assolutamente niente male, e stesso discorso vale per Rob Halford che interpreta "Man On The Silver Mountain" ottimamente. Per quanto invece strumentalmente sia magnifca, mi è venuto difficile farmi piacere "Temple Of The King" rifatta dagli Scorpions perlopiù per la voce di Klaus Meine che non rientra nei mie gusti, ma queste sono piccolezze.
Tralasciando i gusti personali, la passione è ciò che più rappresenta questo album. Se dovessi trovare dei difetti, citerei solo l'assenza di personaggi come Ritchie Blackmore, che ha contribuito a far conoscere Dio al mondo con i Rainbow, ma niente di più. Una partecipazione di tantissimi artisti, che hanno contribuito a esternare la loro ammirazione per colui che ha saputo regalare tantissime emozioni nell'anima di chiunque lo abbia ascoltato almeno una volta, a colui che ha reso famoso il gesto della corna, a quel piccolo, grande uomo che ancora oggi è ricordato nel cuore di tantissime persone. Semplicemente, Ronnie James Dio. E ora ascoltando "Ranbow Eyes", il viaggio continua...
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