Dopo la metà degli anni Settanta i vizi e gli strizzacervelli assunti dai post-hippy/nuovi reazionari si fanno sentire.

La gente è pazza.

Non si riesce più a tenere il controllo. Arti visive e musica iniziano ad essere una cosa sola. Il concetto spettacolare del live viene abbellito dai laser e dalle rivisitazioni dadaiste degli artwork. Tutta la scompostezza sonora, le composizioni destrutturate e la concezione free anarcoamericana sono assorbite da Arto Lindsay, vero genio della corrente no wave e proto noise.

L'altro illuminato, Brian Eno, ci vede lungo nel raggruppare, quasi scolasticamente, le migliori menti emergenti dell'experimental. Però, nel 1977, non c'è il jazz a favorire le funamboliche jam dell'ultima ora.

Se esiste qualcosa di degno da poter sottolineare deve saper usare feedback, esplicare rumoristica con chitarre, basso o al limite con il sax. Niente suite o baglori d'elettronica che tanto inorridivano il guru John Lydon.

I DNA, insieme ai Mars e Lydia Lunch, propongono il concetto di No Wave. Il rifiuto di appartenere a qualcuno e di rappresentare qualcosa. C'è solo la libertà di essere. Questa nuova intrigante visione di produrre arte è accomunata al punk/hardcore per lo scarso minutaggio dei brani.

Delle piccole opere tinte dal male di vivere della raccapricciante scatola che imprigiona il nostro spirito.

Ci sono gemme preziose per gli astri successivi, come per il tornado logorroico del wall of sound dei futuri Ranaldo & Moore, insieme al basso senza regole dei Butthole Surfer. C'è un archetipo anche di tutto quello che si era annunciato divinamente nei vari Pop Group e Pere Ubu.

Il basso contorto, quasi sbruffone verso il revival funky tanto declamato dai settori free modernisti, esce fuori nell'iniziale "New Fast". Note veloci, con geometrie incastrate perfettamente nella lotta delirante tra voce e batteria. Arto si dimostra maestro anche nel mostrare uno stilema vocale che verrà preso in considerazione dai vari Albini e Yow..

Nel minuto scarso di "5 30", in mezzo al suono saturo della chitarra, il frontman riesce ad articolare frasi come per magia. Dimostrare che in mezzo a tanto caos si riesce a trovare un modo per pronunciare qualcosa; non tanto per farsi comprendere, ma almeno per incarnare un messaggio.

"Blonde Red Head" vede dialogare gli strumenti in un mood più riflessivo, attendendo il momento giusto per esplodere. Il segnale questa volta è di arresa.

Ma ci vuole poco per far crollare la compostezza raggiunta. "32123" introduce le schegge spigolose di Lindsay in "New New" e il lied minimalista rumorista di "Lying On The Sofa Of Lie".

Musici alieni sprofondano in Arcadia. Visioni primitive. L'uomo e l'universo.

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