Per tutti i gruppi, o quasi, ad un certo punto della carriera c'è bisogno di un album che segni la svolta. La maturità, come il passaggio dall'adolescenza all'età matura. Bene, gli W.A.S.P. con "The Headless Children" raggiunsero questa maturità. Dopo tre dischi animaleschi, l'ominimo debut, "The Last Command", e il dubbioso ma pur sempre tradizionalista "Inside the Electric Circus", e dopo la pubblicazione del live "Live.... in the Raw", gli W.A.SP. devono dimostrare di saper uscire fuori dagli schemi, di saper comporre nuove canzoni più tecniche, articolate, con testi diversi dal sesso, la violenza, gli istinti animaleschi che li hanno contraddistinti dall'84 fino all'89, anno di pubblicazione di "The Headless Children". E così, dopo aver assunto Frankie Banali (uno dei miei batteristi preferiti), nel 1989 gli W.A.SP. se ne escono con "The Headless Children". Già dalle canzoni abbiaimo la sensazione che le cose siano cambiate. La voce di Blackie, in primis, è la stessa, rude e graffiante, ma non ha più quella partenza animalesca che potevamo sentire in brani come "Animal (Fuck Like a Beast) o Blind in Texas. Sembra come una sorta di predicatore. Gli strumenti cercando di ritagliarsi sempre un loro determinato spazio, cosa che possiamo notare in "Thunderhead", dove lo stacco nel mezzo della canzone dove batteria e chitarrsa sono le protagoniste è a dir poco fantastico. Per il basso anche c'è spazio, basta ascoltare "The Neutron Bomber", che non sarebbe la stessa senza quel basso magico a far da pilastro. "Forever Free" è una bellissima ballad, che può essere tranquillamente messa a confronto con le successive "The Idol" o la precedente "Sleeping in the Fire". Una sfocatura dei primi W.A.S.P. sembra ridestarsi in "Mean Man", dove però tutti gli strumenti e sopratutto Blackie sono maestri nello giocare con gli strumenti e la voce, tanto che sarà poi riproposta nel live "Double Live Assassins", che consiglio a tutti di ascoltare. C'è spazio anche per una cover, ossia "The Real Me", degli Who, che devo dire, azzeccata alla perfezione. Che dire, molti gruppi hanno dimostrato che rimanendo incollati allo stesso genere, alle stesse melodie, alla stessa musicalità si riesce sempre a fare centro (o quasi), vedete gli Iron Maiden, i Motley Crue, i Motorhead. Ma gli W.A.S.P. no. Perchè anche se questo album potrà risultare all'ascolto fottutamente W.A.S.P. al 100%, capirete subito che la svolta rispetto ai precedenti dischi c'è, ed è netta. E' questo il motivo per cui ho sempre adorato questo gruppo. Hanno avuto le palle di cambiare, ma non di cambiare radicalmente, mantenendo sempre salde e strette le propre radici, evolvendosi ma mai senza rinnegare il passato.

Un album che ogni metallaro che si rispetti, a mio parere, debba avere nella sua collezione. Alla prossima!

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