Sorry for My Accent è il recente EP firmato Cactus?, trio vicentino molto giovane e molto facilmente accostabile al panorama anglosassone di indie-richiamo.
La bellezza sta invece nel fatto che, a un certo punto dell'ascolto, non si vede l'ora di ammettere che ridurre il loro suono alla sola esperienza indie sarebbe un errore imperdonabile.

Si parte con I don't think it's good for you to stop smoking, anticipatore assoluto dell'energia che pervade l'essere Cactus?. Molti sono i nomi dell'indie che questa apertura richiama (attirando di fatto anche la stessa Domino Records), ma da cui al contempo già si differenzia, per timbriche e sonorità più sporche, oblique e improntate alla carica pura, allo skate, ai caserecci viaggi in macchina in provincia alla volta del prossimo concerto.

Con Still Alone si delinea maggiormente un laboratorio, ancora in fase embrionale, di ritmiche che si sovrappongono (vedi alla voce drum machine) ed elementi di disturbo elettrico, a creare uno stuzzicante puzzle sonoro.
La fase sperimentale diventa finalmente evidente nella successiva Brit Boy Surfs at the Disco e nella conclusione di Naban. Immaginatevi inserti manga sotto acido e surf-rock disimpegnato. Un ironico giocattolino fusion che sicuramente offre molti spunti per il futuro, e una certa ironia nel presente.

Shove it sembra solo in apparenza più tradizionalmente rock, mentre Dunno, un lo-fi contaminato da ritmiche ipnotizzanti, si rifà alla lunghezza di Brit Boy, che non arriva neanche lontanamente ai due minuti.
È con la chiusura di Naban che troviamo la traccia più completa del disco. Se ancora qualche elemento può richiamare gli Arctic Monkeys e compagnia, i suoi vortici sonori rendono il brano molto più personale e variabile, con spazio per cambi rotta di ritmica e imperfezioni.

È questa la strada che i Cactus? possono a mio parere percorrere con più ampio respiro e libertà di ricerca.

Al termine dei 16 minuti di Sorry for My Accent sembra di aver attraversato territori variopinti, viaggiando a suon di un indie lo-fi acido e psichedelico.
Il pensiero, inevitabilmente, è: ne voglio ancora, e che la prossima volta duri di più!

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