Premetto:
il festival l'ho visto a spizzichi e bocconi, quindi scrivo quello che posso.

La location non è male: un immenso piazzale circondato da un terrapieno che fa da tribuna e contemporaneamente evita che il suono si disperda nel vuoto, grosso limite dei festival all'aperto. Il tutto ben organizzato e servito (si parcheggia bene e vicino, ci sono tanti servizi igienici, c'è tanto da bere e mangiare).

1° giorno.

Quando sono arrivato, Evan Dando era appena salito sul palco. Inconfondibile nella sua "favorite T" arancione (le dedicò una canzone ai tempi dei Lemonheads). Una "acoustic session" la sua con un chitarrista a fare le basi ritmiche. Un misto delle canzoni dal nuovo album "Baby I'm Bored" ed alcuni memorabili rimandi ai tempi dei Lemonheads quali "My Drug Buddy" e "It's A Shame About Ray". Il tempo è passato anche per lui, anzi, forse si è fermato alla prima metà degli anni '90, quando più della metà di quelli che lo stanno ad ascoltare annoiati vivevano la loro infanzia. Onesto ma svanito. Voto 3/5

Dopo aver allestito con cura tutti gli strumenti sul palco, si presentano i Turin Brakes. Una performance davvero toccante, suonata con estrema cura ed armonia. Olli Knight è impressionato dal caldo: "It is very very hot up here and it's good. Where we come from it's always cold. We'd love staying here". Calda però è la voce modulata come uno strumento, e per un duo (supportato qui da session men alla batteria, basso e tastiere) acustico è davvero fondamentale. La performance prende il meglio dei due album fin qui pubblicati ("The Optimist LP" e "Ether Song"). Davvero struggente "Long Distance", scritta in Francia e dedicata ad un amico come dichiarano dal palco e la bella e conclusiva "Pain Killer". Da pelle d'oca. Voto 5/5

Dandy Warhols. Quattro dischi all'attivo e non li ho mai considerati. Perchè? Adesso mi è chiaro. Sono un gruppo che non ha nulla da dire. Non ha idee. Non è innovativo. Ad un certo punto il cantante se ne è accorto ed ha chiesto al pubblico come mai erano così calmi, dov'er il proverbiale temperamento italiano?? Per ravvivare l'ambiente ci provano con "Bohemian Like You" canzoncina insignificante con cui ci hanno massacrato le palle con lo spot pubblicitario della Vodafone seguita da "Not If You Were The Last Junkie On Earth", unica vera bella canzone scritta dalla band. Cosa sarebbero stati senza Vodafone? Nulla o poco più. Voto 1/5


2° giorno.

Ero curioso di vedere questo duo tanto chiacchierato. E_che_due_marroni! Non c'è giornale di musica o moda che non gli abbia dedicato una copertina o almeno un articoletto. Complimenti al loro manager o Art Director. Si, perchè i White Stripes sono davvero poca cosa. Inconfondibili negli abiti rigorosamente bianchi e/o rossi, lei alla batteria e lui alla chitarra. Il suono è ovviamente povero, specie se lo condisci di stecche, fuoritempo e note stonate. Ma chi credono di prendere per i fondelli? Ha ragione Coppino che in una recensione da questo stesso sito li aveva stroncati!! Zero assoluto. Voto 0/5.

"We are Queens Of The Fucking Stone Age!" Con una presentazione così non si può che volergli bene. La performance dei QOTSA è veramente eccellente. Suonano in maniera veramente corale ed ottimamente orchestrata da Nick Olivieri e Joshua Homme. Una selezione di brani da "Rated R" e "Songs For The Deaf" (purtroppo non ho il primo ed omonimo disco), cantate anche da Marc Lanegan (Ex Screeming Trees), come su disco. Bellissime "Song For The Dead" e "You Think I Ain't A Dollar..." e la giusta conclusione con "No One Knows". Davvero travolgenti e convincenti. Voto 5/5.

Dopo tante discussioni, vediamoli questi Audioslave. Alle prime note si capisce che Tom Morello non deluderà. La magia dei suoni che solo lui era in grado di tirare fuori dalla sua Fender lo ha sempre elevato di una spanna dal resto del mondo. Ma, che sorpresa, si presenta con una Gibson Les Paul nuova di pacca. Ma il suono non cambia. Sul palco a tirare le fila è comunque Chris Cornell, in magliettina molto fashionable, coi capelli "messinpiegati" verso l'alto ("It's been a lot of time since I been here in Bologna"). Una voce potente non c'è che dire, ben inserita nelle parti strumentali. E fin qui niente di nuovo. Ma il problema sta proprio qui. Le idee sono poche, come su disco, e alla fine loro, pur suonando come pochi al mondo sanno fare, risultano noiosi. Dopo il ventesimo "AAAAAAAAARRRRRRRGGGGGGHHHH" di Cornell mi accorgo di essere sprofondato in un torpore atroce. Mi accorgo che è una questione generazionale: tutti i Kids (<25 anni) sono esaltati mentre gli over 30s sono più ....pacati. Voto 3/5.

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