Reduci da un "Wrath" che ha ripagato la gavetta passata, i 5 trashers della Virginia arrivano in quel di Bologna per la prima delle tre date italiane del tour di supporto alla loro ultima fatica, accompagnati da alcune delle realtà moderne più promettenti della scena americana.

Alle 19 le porte dell'Estragon vengono aperte ed alle 20.25 circa si parte con i Between The Buried And Me, coraggiosi nella loro proposta in bilico tra post-core e jazz, mostruosi nella tecnica e forse meritevoli di un posto più alto in scaletta (suonano appena 25 minuti), magari al posto degli August Burns Red; i nostri suonano metalcore, genere che sta spopolando in tutto il mondo da ormai una decina d'anni, e si distinguono dalla miriade di gruppi presenti nella scena appena citata solo grazie ad alcuni passaggi tecnicamente lodevoli. Probabilmente inseriti nel bill della serata per scaldare le prime file in vista dei Job For A Cowboy. Prima di analizzare la loro performance, bisogna premettere che i 5 ragazzi dell' Arizona hanno già avuto molto successo in patria sebbene siano appena al secondo album, ricevendo lodevoli riscontri dalla critica che li considera il faro del nuovo metal estremo. Eppure i ferocissimi americani dopo appena un tre/quattro canzoni annoiano il pubblico che probabilmente sta già aspettando gli headliner, malgrado la buona tenuta scenica e l'indiscutibile perizia tecnica anche on stage.

Lo spettacolo dei Job è finito da una buona mezz'ora quando partono le note di "The Passing", azzeccatissima intro per l'ultimo album e sirena dall'arme che preannuncia l'inferno: come da copione i Lamb Of God attaccano con "In Your Words" seguita come su disco dalla compatta "Set To Fail". La prime impressioni che si hanno della band si possono leggere sui volti degli headbangers dopo questo primo paio di canzoni: divertimento, fatica e adrenalina. Di seguito i nostri fanno un salto nel passato con "Walk With Me In Hell", cantata a scuarcia gola dal pubblico, la polemica "Now You've Got Something To Die For" e l'ormai storica "Ruin". Dopo la splendida "Hourglass" si parte con tre nuovi brani da "Wrath" per poi arrivare ad un altro storico brane qual'è "Laid To Rest" e in seguito a pogare sulle note della crust/punk "Contractor". Il pubblico è esausto ma non ne ha abbastanza e dopo che Randy (Blythe, il cantante) festeggia i suoi 39 anni dando un giurassico morso  ad una torta consegnatagli da alcune fans (il singer festeggiava proprio il 21 febbraio il suo compleanno) si può riprendere con la "mansueta" "Vigli". Si ha la sensazione che lo show stia per finire solo dopo che i nostri suonano "Redneck", faro dell' album "Sacrament" che apre un vistoso circle pit davanti al palco. A questo punto Randy sorridendo fa cenno al pubblico di separarsi in due e sulle note di "Black Label" fa partire il famoso "Wall Of Death"; poi tanti saluti e a casa.
Tirando le somme della serata, i Between The Buried And Me sono parsi migliori delle due band che li succedevano, mentre i Lamb Of God hanno dimostrato di essere più che degni della loro crescente fama con una performance di grande ferocia e perizia tecnica (ma cosa fa Adler dietro le pelli!?) dando modo di pensare che diventeranno ben più di una cult band.


SET LIST LAMB OF GOD:

  1. "The Passing"
  2. "In Your Words"
  3. "Set To Fail"
  4. "Walk With Me In Hell"
  5. "Now You've Got Something To Die For"
  6. "Ruin"
  7. "Hourglass"
  8. "Dead Seeds"
  9. "Blacken The Cursed Sun"
  10. "Grace"
  11. "Broken Hands"
  12. "Laid To Rest"
  13. "Contractor"
  14. "Viglil"
  15. "Redneck"
  16. "Black Label"
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