Il tema che Aurora Aksnes plasma, palesa una sensibilità che soltanto le produzioni europee possono vantare, soprattutto per quanto riguarda il pop elettronico.

A parere di chi scrive, la prima parte di Infections Of A Different Kind, rischia di essere annoverata di diritto tra le migliori proposte dell'intero anno. Il resto dell'opera sarà pubblicato l'anno prossimo.

La norvegese fautrice di un esordio niente male nel 2016 -che le aveva già aperto le porte del grande pubblico- afferma di aver scritto in tutto una quarantina di brani negli ultimi due anni.

Allora perché inserirne soltanto otto? Perché non serve altro. Zero fronzoli ma tanta carne sul fuoco. I capitoli di questo disco si presentano fieri e sfrontati prendendoti alla sprovvista mentre lo fanno.

Esempio di ciò che risiede in Churchyard e It Happened Quiet; due brani cauti ma pericolosi che trattano il tema degli abusi.

He told me I could walk away but I wouldn't get far

All Is Soft Inside è una litania propagata per una landa infinita; una voce che col suo eco quasi implora l'essere umano di non cambiarla, di non stravolgerla e di lasciarla scorrere libera.

Potente e cristallina, dall'aspetto innocentemente "freddo", Aurora altro non è che una madre natura nelle movenze sul palco e in quello che vuole rappresentare; un'esistenzialismo di cui abbiamo secondo me bisogno.

Quest'album è arrivato qualche giorno fa, preannunciato si, ma nonostante tutto sconvolgente.

Come quando hai letto le previsioni e sai che avrebbe piovuto, ma non ti aspettavi mica la tempesta.

Carico i commenti... con calma