Ma nella sonnacchiosa Geelong cos’altro può fare un ragazzo se non metter su una banda di roccherrole?
Geelong, ancora Australia, e significa che sono davvero tornati i tempi in cui volavano gli uomini-uccello.
Frowning Clouds, Living Eyes, Wet Blankets, Hierophants, ORB sono alcuni dei nomi che fanno quella scena.
Gli Ausmuteants possono essere la nuova sensazione, hanno tutte le carte in regola per esserlo.
Parte sempre tutto da lì, da pomeriggi trascorsi al ritmo di «Back From The Grave» e «Killed By Death», garage dei Sessanta e proto-punk’n’roll dei Settanta, ma di quello bello scuro, niente Electric Prunes, niente Sex Pistols.
Così ci si annoia di meno.
Dice Jake Robertson - Ausmuteants, Frowning Clouds e pure Hierophants - di essere solo un ragazzo annoiato che non ha la play station; dice pure che, ora che si è arricchito, la play station se l’è comprata e scrive molte meno canzoni, e poi scoppia in una risata fragorosa.
Però quello che suonano a Geelong è un garage-punk decisamente sui generis, tanto contaminato da suoni altri che spaziano dall’hard’n’heavy al funk, al soul.
Prendiamo gli Ausmuteants.
Loro sono tra i veterani della scena, formatisi nel 2012 o giù di lì, e quattro album propriamente detti all’attivo, più alcuni sette pollici.
Mettono insieme il punk-rock con quei suoni strani che vanno sotto il nome di synth-wave, due mondi a parte che entrano in rotta di collissione: quanto di più improbabile, roba da vaticinare che comunque vada sarà una catastrofe.
Invece funziona, impossibile spiegare come, ma funziona.
Funziona molto bene in «Order of Operation» del 2014.
Funziona ancora meglio nell’ultimo lp, «Band of the Future», uscito nell’agosto del 2016.
Quattrodici canzoni senza arrivare a mezz’ora, nel senso che ogni brano non supera i due minuti, oppure in qualche caso li supera i fatidici due-minuti-due, ma è roba di dieci secondi, poca roba di certo.
La durata è punk-rock.
Ci stanno pure le voci da bored & angry teenagers, le chitarre taglienti, la batteria che viaggia a ritmi sostenuti e tutti i meravigliosi ed indispensabili stereotipi che contribuiscono a fare grande il genere.
Tutto insieme è punk-rock.
Quello che non torna è la synth-wave.
Mi sono andato a leggere la definizione su Wikipedia e mi sono spaventato.
Dovrei aborrire un simile genere ed è certo che se mai qualcuno avesse introdotto in casa mia un’opera del genere, queste sarebbero volate fuori dalla finestra in un battibaleno, l’opera in questione ed il malcapitato qualcuno.
Però gli Ausmuteants sono talmente bravi che il pasticcio funziona in modo straordinario.
È come se i Bored! - vecchie glorie della scena di Geelong a cavallo tra anni Settanta ed Ottanta, qualcosa nella scia di Radio Birdman e Saints - suonassero una jam session con Devo e Stranglers, per citare quelli famosi, o con i miei adorati e sconosciuti Metal Urbain.
Così si fanno strada, più o meno di sottofondo, certi suoni “plasticosi” che nemmeno Plastic Bertrand ai tempi dell’immortale inno «Ca Plane pour Moi»; solo che Plastic Bertrand il punk lo ha già salutato, mentre gli Ausmuteants mantengono inalterata una vena brutta, sporca e cattiva che fa tutta la differenza del mondo.
Pezzi come «I Hate You», «Liars» e «Calculations» stanno qui solo per ribadirlo a chiare lettere.
Elenco e tracce
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