Suoni nuovi, marci e alienanti... ecco quello che più o meno sapevo riguardo a questi qua, nell'istante in cui ho deciso di organizzare un loro concerto qua a Spartaco, Ravenna, dove organizzo saltuariamente cose ed eventi vari...
Ero in contatto con il loro booker italiano(Luca), che mi diceva della difficoltà sostanziale nel piazzare questo genere di concerti qua da noi, fatto bizzarro visto che in America gruppi come gli Skaters, ad esempio, hanno pure aperto per Sonic Youth e Wolf Eyes... vabbeh, gli dico io almeno una data te la io sbazzo qua, eccetera.
Dal mio punto di vista sapevo di trovarmi di fronte ad una proposta a suo modo allettante, anche se in ultima istanza ostica, dati i canoni di ascolto medio del pubblico qua in riviera romagnola, così estendo un po' la pubblicità anche su qualche blog e siti musicali vari...
Il sabato i nostri giungono sulle 7, mettendosi a proprio agio chi al telefono, chi su Internet, e chi anche con una bottiglia di vino. Mi presento e subito li trovo cordiali e simpatici. Uno di loro, Jan/Tomutonttu, è finlandese e lo trovo tranquillo nella sua alienazione apparente. Skaters e Axolotl alias Karl i più caciaroni e casinisti, da non credere: iniziano già a bere come delle spugne ed in men che non si dica devo tornare al Market a prendere altre 2 bottiglie di vino perchè le tre che avevo comprate giacevano già prosciugate sul tavolo della cucina.
Karl è l'unico che fuma erba, così scambio volentieri un po' di weed con il suo ultimo lavoro in 33 giri (Chemical Theatre, un ottimo disco...).
L'ultima a comparire, dopo due ore circa trascorse al telefono col fidanzato, ecco sbucare anche Inca Ore, aka Eva, una tipa very tall e direi piuttosto ombrosa, nonostante l'aura di fricchettonaggio che la pervadeva. Niente checksound, o almeno così mi viene detto più di una volta. Uniche fonti di suono: un combo da basso (quello marcio nostro), e un Fenderino 60 watt.
Il concerto inizia sulle 23, un buon afflusso di persone, locals e non, tutti presi bene perchè l'ingresso era libero! Inca ore, cioè Eva, è veramente da fuori di testa: si attacca all'ampli da basso e, armata di voce, pedali e processori, inizia a dilatare suoni e vocalizzi strambi, una sorta di bambina piagnucolona, irritata e frustrata. Anche un po' una Bjork più fai-da-te, diciamo, meno melodica, più sbiascicona. E’ frastornante, dopo un po' sta tipa, ma è la dose giusta di follia con cui iniziare bene la serata...
poi mi si avvicina Karl/Axolotl, e mi chiede se prima del suo set si riusciva a girare una canna, che la ganja lo rilassa nei momenti in cui lassù si delira, e così via; non potevo essere più contento...dopo nel vederlo penzolare letteralmente dal suo violino marcio, mentre il suo set iniziale si fonde con le grida sempre più lancinanti della tipa (un po' tipo LA SUI MONTI CON ANNETTE, un po' strabicamente storpiato ed ululato ai dei volumi veramente alienanti... bello...).
Le dilatazioni cosmiche si dilatano coi pedali del nostro amico, processa tutto e il suono si mischia e si impasta sino a divenire una massa informe ed armonica, che viene giostrata tra alti, e soprattutto bassi. Poche urla a sto giro. Solo caos magmatico, incastato con motivi sinfonici e note di violino. Ma dura poco. Peccato.
Il set di Tomutonttu purtroppo me lo son perso, anch'io sono un essere umano e le relazioni sociali non vanno messe da parte. Comunque sentivo ronzare una quantità immane di frequenze, forse uno di quei theremin che Jan mi aveva mostrato prima...senz'altro acido, come set, peccato...Quando riesco a mettere ordine nei miei strippi, gli Skaters si appropinquano al palco. Uno di loro ha appeso al collo una corda con appese delle campane, mentre il suo compagno di sventure si attrezza con tamburelli, marimbe, cose non ben identificate, e la solita sfilza immensa di pedalini e tape-recorders, microfoni e chi più ne ha...
Gli ampli iniziano a stridere, si è immersi nel vuoto finalmente, dimenticatevi le tavole a rotelle a cui erroneamente il loro nome rimanda, perchè le frequenze immesse nelle casse di quei poveri ampli non capivo nemmeno quali fosse la fonte primaria di tale portata di contenuti sonori: gran parte del lavoro anche qui è riservata alle voci, usate come onde e muri di suono, mentre man mano vengono costruite improbabili architetture di rumorismo psicotico e delirante. Altri entusiasmanti 30 minuti di degenerazione cerebrale, che sorprendentemente trova i presenti attenti e interessati per quanto visibilmente disorientati.
Bello molto il finale a dissolvenza,con il combo che emetteva un suono più propriamente da chitarra dilatata ala Sunn, coi campanacci che scivolavano sempre di più verso un decoroso e sobrio silenzio. Una delle mie new entry del momento, assieme a Brothers of the Occult Sisterhood. Magici.
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