Questa volta ragazzi, parliamo di blues, visto che il DeBaser container, ha ancora notevole spazio per accogliere certe squisitezze senza data di scadenza, lasciate da parte per le continue richieste che l'attualità impone. Ma come è possibile apprezzare l'arte concettuale, senza ammirare le pitture rupestri delle grotte di Altamira? Tutto è possibile a quanto pare (e qui si apre la solita polemica). Io, comunque, insisto nella mia ostinata avventura, anche se potrei sembrare un frequentatore di cimiteri, uno sbadilatore di tombe, attratto insistentemente da uno strano inebriante profumo, non sempre percepibile nelle cose "troppo fresche".

Dicevo, il blues è un regime autoritario che detta le linee guida da percorrere, dove è possibile interpretare, ma non uscire dagli schemi (i tempi, le battute, le scale, le tonalità), una specie di prigione a cielo aperto, dove piangere è consentito, anzi consigliato. Lamentarsi a volte conta, ma spesso è lagna insopportabile; questo vale anche per le "blue note"? Certamente! Come a dire che le decadenti motivazioni del blues americano si trasformano nel revival britannico, in una sorta di happening da intrattenimento, che nella sua controversa posizione storica, ha prodotto anche magnifici risultati, nella ribollente scena della Swinging London, protesa verso nuove tentazioni espressive.

Dalla maestosa ondata americana sul finire degli anni '50, si trattengono gli elementi stilistici innovativi da riordinare, da qui nasce e si sviluppa il così detto "blues revival", per una risposta non meno efficace chiamata "British Invasion". Fioriscono in questo periodo una miriade di gruppi, più o meno "fedeli alla linea", di notevole importanza, ne citiamo uno fra tutti per la coerenza, John Mayall & the Bluesbreakers, ma ora, ritengo omaggiare un gruppo underground molto bravo, come Aynsley Dunbar Retaliation, non trovando una sola recensione debaseriana a riguardo (e mi fa specie), con il loro quarto ed ultimo lavoro "Remains To Be Heard" del 1970.

Posso tranquillamente considerare questo disco, una preveggenza sul destino del "genere" in questione. Gruppo fondato dal batterista inglese Aynsley Dunbar, prima con John Mayall, dopo con Frank Zappa, troviamo nella line-up fra gli altri, il grande Victor Brox, nientemeno che la voce di "Caifa", nell'originale registrazione di "Jesus Christ Superstar",  la moglie Annette ed il bravo chitarrista John Morshead. Vogliamo dire che dalla metà degli anni '60 ai primi anni '70, gruppi come Aynsley Dunbar Retaliation e altri, hanno contribuito a produrre tutto ciò che mancava all'evoluzione dello stile? Ok, ma se si fa blues, bisogna fare blues. Lo spazio d'azione, di conseguenza si articola all'interno di quelle preposizioni consolidate, ormai troppo care alla tradizione, gelosa custode e giudice severa. Ma non possiamo non ammettere che il blues, specialmente quello del secondo quinqennio british, sviscererà tutto il potenziale espressivo insito nel genere, rimanendo fino alla fine, se stesso. Non rimarrà poi, quasi più niente, se non la primitiva eredità, l'anima degli avi da riesumare.

"Remains To Be Heard" dalla copertina inequivocabile, fa intendere che siamo di fronte al loro testamento spirituale, punto d'arrivo della ricerca, il blues ripreso da dove lo avevano lasciato giganti come Muddy Waters, Albert King, John Lee Hooker, Robert Johnson, viene elaborato in chiave didascalica. Poco a poco negli anni il suono si farà sempre più denso, più carico (alla luce del progresso tecnologico) ma anche più malinconico, non sarà più possibile dopo il '70 avere un approccio sincero, dovuto all'esubero, alla storia che incombe e per un atteggiamento sempre più manierato, che porterà lo stile verso una lenta agonia. Per quanto riguarda "Remains To Be Heard", cosa sarebbe stato senza la voce fascinosa dalla tonalità nasale di Victor Brox? Vero maestro! Senza l'uso dell'organo leslieato alla Brian Auger e della chitarra elettrica densa e spleenetica di Morshead? Lascio a voi l'ardua sentenza. Voglio ricordare che fra questi splendidi artefatti, spicca il commiato di oltre cinque minuti espresso da "Toga", una sorta di banchetto funebre, i quali commensali, trovano conforto ad orchestrare un provocatorio e triste motivetto, "sbatacchiando i bicchieri con le posate". Resa o veggenza? "Resta di essere ascoltato", appunto!

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