Qualcuno la chiama “la principessa del jazz”. Sciocchezze. E’ certo però che Aziza M. Zadeh, pianista azera, è stata baciata dalla fortuna, perché ha mille e una virtù. E’ una donna molto bella, suona con una tecnica stupefacente, ha una voce tra le più "incredibili" per estensione, intonazione e tecnica. Nei suoi dischi troviamo musicisti del calibro di Al di Meola, Toots Thielemans, Stanley Clarke, Bill Evans (sax), John Patitucci. Philip Catherine. E in più compone ottima musica.

Figlia d’arte, a soli 17 anni vince (e non in patria, ma nel temibile terreno americano) il premio Monk, e stupisce il mondo con uno stile assolutamente originale e inconfondibile. Viene scritturata dalla Sony e ottiene prestigiosi riconoscimenti in Europa. La sua musica viene descritta come “mugham”, secondo alcuni derivazione in chiave moderna del maqam, e viaggia, in un miracoloso e sottile equilibrio, nel regno della contaminazione stilistica tra il jazz di Chick Corea e la musica tradizionale della sua terra, l’Azerbaijan. Come riesca a compiere questa magia può essere spiegato solo ascoltando i suoi dischi, intensissimi e pieni di pathos.

Sensazionale è l’impatto ritmico che riesce a produrre al piano o duettando con i musicisti che l’accompagnano. Sfrenate danze orientali, vorticosi assoli, incalzanti variazioni di tempo e classiche ballate al chiaro di (mezza) luna si susseguono tenendo alto il livello compositivo. Riconoscibilissimo è l’uso frequente di scale arabe e medio-orientali, a cui vengono sovrapposte alcune figurazioni jazzistiche classiche insieme a ritmi flamenco. Non mi stupirei affatto, però, se qualcuno storcesse il naso di fronte a tanta profusione di energia e vitalità. Non si tratta di musica per tutti, e non mancano i detrattori tra i puristi. Ma non si possono negare la stoffa, la capacità di coinvolgimento e l’alta qualità delle sue composizioni. Jazziza è, come si può intuire, il CD più “occidentale” della Zadeh, ed in cui figurano molti standards ("My Funny Valentine", "Scrapple From The Apple", "Take Five", tanto per citarne alcuni).

Il feeling tra i musicisti è alto e la pianista sfodera i suoi "fondamentali" con sicura padronanza, dando prova di grande capacità di arrangiamento e di eccezionali capacità vocali, come nel caso di "Nature Boy", che viene eseguita in una sorta di originalissimo "scat orientale". Comunque la si voglia giudicare, un’artista unica e bravissima.

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