Siamo dei grandi.

Il problema è che noi italiani, musicalmete parlando, ci sottovalutiamo troppo. Abbiamo fatto cose grandiose, capolavori musicali in tutti i generi: dal pop, l'elettronica, l'hard rock, il cantautorato, il beat, la lirica e tutto ciò che vi viene in mente sino ad arrivare alla progressive. Quel genere per pochi ma che ha avuto tantissimi gruppi e tantissimi fan. L'italia era tra i pochi stati in europa che nelle proprie classifiche nei loro  vertici ospitavano dischi ritenuti oggi difficili e non commerciali. Noi ascoltavamo (siamo lo stato che per primo ha considerato i Genesis come divinità del rock '70 rendendoli ricchi e famosi), imparavamo e di conseguenza abbiamo creato una prog italiana al pari di quella straniera con enormi successi di critica internazionale. Le Orme entratono in classifica in Inghilterra, la Pfm veniva prodotta dagli stessi dei King Crimson e via dicendo.

Insomma eravamo dei grandi.

Poi la situazione ci è sfuggita di mano come a tutti in tutto il mondo ed è arrivato il mercato anni ottanta...ma questa è storia.

Nel 1972 in italia esce il primo album omonimo del Banco Del Mutuo Soccorso. Uno dei nostri più grandi gruppi che, oltre ad aver esordito con un disco d'esordio spaventosamente bello, aveva anche composto una suite di sei minuti dal titolo "R.I.P (Requiescant in pace)" memorabile e perfetta.

Il perfetto incrocio fra italianità e internazionalità della progressive. Una canzone in cui è esplicità la cittadinanza del gruppo che però, nella struttura, si rifà all'estero così come tutto il moviemto italo-prog.

Si parte con un intro di organo, chiatarra, basso e batteria dalle sonorita molto barocche e dal ritmo frenetico. Entra il cantato potente di Francesco Di Giacomo che sorregge un testo che parla di guerra.

Una guerra antica, di spade e lancie che riprende quindi un passato che si sorregge perfettamente nel suono barocco di questa canzone. Ciò che rende perfetta questa suite è proprio il perfetto connubio fra parole e musica creando quindi nell'ascoltatore le giuste immagini che ci spingono in un mondo lontano e visionario.

Un quadro musicale.

Un'opera d'arte.

Noi italiano sappiamo scrivere i testi e li abbiamo sempre presi sul serio. Anche per questo siamo dei grandi e non prendiamo in giro chi ci ascolta.

La canzone preosegue con un solo di chitarra dai volumi ribassati alla King Crimson, l'esatta sensazione musicale di un momento fra la vita e la morte. Il solo ci riporta all'into e ad un'altra strofauguale alla prima ma interrotta dal fantastico "VECCHIO SOLDATO". Da qui una bellissima e commovente sezione pianistica che accompagna il cantato potente, malinconico e poetico in una perfetta interpretazione.

Le parole sono bellissime e l'emotività è altissima. Gli strumenti si aggiungono come una marcia fino al finale "PER SPINGERTI AL DI LÀ, PER SCOPRIRE CIÒ CHE SOLO IDDIO SA" che accompagna la canazone fino  al finale che riprende le sonorità barocche dell'inizio.

Il brano non sarà un singolo dell'album ma verrà pubblicato in un'ep del 1980 intitolato "Il Ragno/Rip".

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