Angelo se n’è andato avant’ieri, e quanto meno si è risparmiato il resoconto di un’altra giornata di inutile suffragio per i morti di Piazza Fontana a Milano, quelli che canta in «Luna Rossa».

Angelo ha contribuito a fondare uno dei gruppi storici dell’antagonismo musicale (e non solo) romano, la Banda Bassotti e, per chi vive a Roma e dintorni e si nutre di certe idee, questa è la banda per antonomasia, altro che The Band.

Però, prima di tutto, Angelo è un operaio, allo stesso modo di tutti gli altri della Banda, tutta gente che il sudore e il pane quotidiano poi li traduce in parole e musica: quando si dice di qualcuno che canta e suona le cose che fa e che conosce, a me viene in mente immancabilmente la Banda Bassotti. Questo, senza dubbio, il motivo per cui è un’esperienza talmente radicata in certo tessuto sociale di Roma e di qualsiasi altro dove soffi la stessa aria: per dire, c’è stato un momento in cui la Banda è stata vicina a lavorare con Joe Strummer, non so se mi spiego, poi non se n’è fato nulla.

Dice il proverbio che chi sa fare le cose, le fa, e invece chi non le sa fare, insegna agli altri come farle: la Banda Bassotti non ha mai dato l’esempio, ha semplicemente fatto le cose. In Nicaragua ci sono zone dove non ci sta un ospedale o una scuola nel giro di centinaia di chilometri: la Banda allora prende l’aereo e va a costruire un edificio per ospitare una scuola e i bambini che arrivano da ogni dove, uniscono braccia e attrezzi a quegli degli operai locali, non ci guadagnano niente almeno secondo il gretto sentire comune – al limite ci guadagna Paolo, un altro della banda, che si innamora ricambiato e trova una compagna che è un tesoro – mentre oggi funziona che qualcun altro mette in piedi un numero di telefono e a condividere nemmeno ci pensa. C’è da raccogliere fondi per provare a tirare fuori da una galera romana gente che ci è finita dentro per aver manifestato, lanciato fumogeni e schiamazzi per motivi sacrosanti, perché certi motivi sono sacrosanti e basta: la Banda sta a migliaia di chilometri, però fa uno squillo e dice che dopodomani torna a Roma per dare una mano, e dopodomani a Roma colla Banda ci sono 10.000 anime, mai vista una cosa del genere, e non solo per modo di dire, non l’ho vista perché non c’ero.

Però l’ho vista in azione tante altre volte, la Banda, e sempre dove di anime ce ne stanno a malapena 100, altro che 10.000, ma loro come se niente fosse, stanno là a massacrarsi di impegno e passione, senza mai chiedere niente in cambio, solo colla speranza di far capire a qualche anima che ci sono sempre diversi modi di raccontare una storia.

Alla fine, per una parvenza di recensione, se non conosci la Banda, mi permetto di consigliarti un disco che per me è bellissimo e si chiama «Asì Es Mi Vida», raccolta di tradizionali canti rivoluzionari da ogni dove, come per dire che ci sta tanto da fare, anche dove non te lo immagini neppure. La Banda ci ha provato a fare qualcosa, si è sporcata le mani, come si dice, perché per dirla con loro e riprendendo parola per parola il saluto ad Angelo, chi lotta non sarà mai schiavo; per cui la Banda continuerà ancora a fare le cose, non ho dubbi, anche senza l’ottimo Angelo, pure con maggior forza e impegno.

Massimo rispetto per certa gente, a prescindere dalla musica che, nel caso della Banda Bassotti, conta meno di zero.

Carico i commenti... con calma