Ci sono album che passano il loro tempo senza lasciare traccia.
Altri che descrivono momenti storici, ergendosi nello spazio tempo come fieri monumenti di un'epoca che fu.
Un ultimo, ristretto campione può fregiarsi del merito di aver modificato il cammino della storia.
"Music For Airports" di Brian Eno fa parte di quest'ultima categoria.

E' possibile oggi, scrivere qualcosa sull'originale "Music For Airports" ( 1978 ) che non sia già ingiallito sulle pagine di antiche riviste musicali ?

Potremmo paragonarlo ai lavori di altri "esploratori d'ambiente “ ( Cage in primis ) oppure prenderlo come punto d'arrivo di un percorso partito da Satie.
Ma a che pro, quando basta percepire appena il suo fluire nell'aria ?
"Music for Airports" non è un album della solita musica, se ne accorgerebbe anche l'ascoltatore meno avveduto: le sue 4 lunghe tracce si riversano nella sfera emotiva, lentamente come piccole cascate, aprendo al suo fruitore un nuovo approccio all'ascolto.
Musica creata non per imporsi, bensì per contribuire alla vita di tutti i giorni, alla stessa stregua di sedie, sottobicchieri e particelle di polvere.
Musica che, nel suo pacifico scorrere, leva le ancore che ci tengono saldi a terra, fornendo un punto di vista distaccato sulla vita e la morte. E' questo il grande segreto di questo disco. Il distacco.

Questa edizione in particolare, non è l'originale di Eno.
I suoi esecutori si fanno chiamare "Bang on a can" ed hanno rivisitato il capolavoro ambient di Brian Eno, originalmente eseguito con sintetizzatori e pianoforte, riscrivendone la partitura per cello, basso, pianoforte, percussioni, chitarra elettrica e clarinetto.
La musica non cambia, le 4 composizioni sono state fedelmente riproposte; è la forma ad esser più duttile, così da renderne possibile l'esecuzione dal vivo ( E quindi la fruizione in “ambienti” diversi da quello casalingo, consono alle registrazioni su LP o CD ).

A questo punto non voglio dilungarmi in una descrizione di questo CD traccia per traccia, non avrebbe senso, le note parlano da sole ed ognuna di esse è una pietra miliare, una carezza sulla guancia ed una stilettata al cuore.
I musicisti con la "M" maiuscola sono come spadaccini esperti: tirano pochi e mirati fendenti diretti ai punti vitali.
Anche se dicono di essere dei "non musicisti".

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