Questo è a mio avviso il più importante lavoro dei Bathory del genio Quorthon (RIP). Per tre motivi.

Il primo è che è il primo disco a potersi definire Black Metal a tutti gli effetti. Hanno ragione coloro che spostano al 1990/91 la nascita del Black con gruppi come Mayhem, Darkthrone, Burzum e Immortal, perchè un disco isolato non fa un genere. Tuttavia questo disco è già Black Metal. Nel 1986. Lo si sente dai riffs: concatenati, distorti, ossessivi e confusi, col fruscìo in sottofondo, non thrasheggianti come nei primi due dischi. Lo si sente dallo screaming, lacerante e lacerato, letteralmente disperato. Lo si capisce dai testi, che esplorano l'essenza del male in tutte le forme, dal maligno, alla guerra, al vampirismo.

Il secondo è l'influenza che ha esercitato nei confronti dei primi gruppi black degli anni 90. Questo disco è stato davvero saccheggiato, non solo nelle tematiche e nell'impostazione, ma anche in ogni sua parte, soprattutto dagli Emperor (che però visto sound complesso di questi ultimi, quasi non si nota). Il terzo motivo è banale: il disco è stupendo. Vario, ispirato, efferato e melodico, violento e suadente. Chissene importa delle influenze, della storia, dell'importanza! Questo disco è una bomba, ed è bene ascoltarlo (spararselo nelle orecchie) in quanto tale! La musica inizia con "Massacre", un brano aperto da una strumentale lenta, quasi impercettibile, dove si susseguono il soffiare del vento e una melodia in lontananza, come un preludio alla battaglia vera e propria che non tarderà a scatenarsi. L'assalto sonoro sarà devastante: una opener davvero schiacciasassi. Fondamentale la seconda canzone, "Woman Of Dark Desires", che parla della condizione di Elizabeth Bathory, la leggendaria contessa-vampiro ungherese da cui prende il nome la band, che era solita fare bagni nel sangue per mantenersi giovane. Una drum machine martellante, non propriamente black, programmata per spaccare i timpani e assoli che sembrano provenire dall'inferno.

Insomma più si va avanti nell'ascolto e meno si crede alle proprie orecchie. Seguono la più lenta "Call From The Grave", la lacerante "Equimanthorn" fino al capolavoro maggiore in un disco di capolavori: "Enter The Eternal Fire". Canzone indescrivibilmente bella, è un manifesto del genere. Ogni commento è superfluo. Lo screaming di Quorthon si fa incredibilmente espressivo in questo pezzo dall'incedere lento e coinvolgente, fino al ritornello, per finire alle grida lancinanti: "noooo, nooooooooo noooooooooooooooooooohhhhhhhhhhh"! Le canzoni che seguono rimangono di ottimo livello, forse leggermente inferiori se paragonate alle prime 5, ma comunque validissime: "Chariots Of Fire", altro pezzo sparatissimo; "13 Candles" più lenta, demoniaca, feroce, e "Of Doom", dedicata ai sostenitori della band sparsi per il mondo. Un tritatutto come degna conclusione del disco.

Inutile dire che è un disco per pazzi furiosi e devoti all'estremismo musicale. Se pensate di esserlo e non possedete in qualche modo questo disco, rimediate al più presto!!!

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