Per quanto mi riguarda, nel 2012, non sono stati molti i nomi nuovi giunti alle mie orecchie che hanno saputo destare il mio interesse, più che altro ho apprezzato nuove uscite di gruppi a me già noti, oppure sono andato alla riscoperta di dischi degli anni passati, ma le nuove scoperte musicali di quest’anno le potrei contare tranquillamente sulle dita di una mano.  

Proprio quando iniziavo a pensare che il 2012 era un anno fiacco, ecco spuntare dal nulla i Bauda!

Ma chi sono i Bauda? Per la verità, nonostante per me siano stati una novità, questa band cilena è attiva sin dal 2005 e aveva già dato alle stampe un album per la Pest Productions, attivissima etichetta Depressive Black cinese. Nel 2012 lasciata la Pest, i Bauda, firmano per la nostrana ATMF e rilasciano il loro secondo lavoro che prende il nome di “Euphoria… Of Flesh, Men and the Great Escape”.  

Molti, leggendo cose come “Depressive Black” e “band cilena” avranno subito pensato al solito gruppaccio sudamericano super-ignorante che plagia un po’ qui un po’ lì, propinandoci il solito album inascoltabile pieno di immagini di gente morta suicida e altre cavolate del genere. Nulla di più lontano dalla realtà! I Bauda non c’entrano nulla con tutto questo, esattamente come non c’entrano nulla con il Depressive o il Black Metal in generale, si tratta infatti di una band puramente Post-Rock con influenze più o meno marcate derivanti dal Metal (soprattutto in qualche parte tirata) e dall’indie Rock.

“Euphoria” è un concept album che ruota attorno ad un luogo piuttosto famoso in Cile, si tratta della’ ex stazione baleniera di  Quintay (chiusa negli anni ’60), un luogo dove l’uomo ha perso il senso stesso della natura umana. “Euphoria” è una voce che grida contro il mondo moderno, e lo fa con introspezione, raccontando il rapporto tra l’uomo e l’oceano.

La musica dei Bauda è toccante e spettacolare, leggera ed infinita, descrittiva quanto ricercata, una melodica che dipinge con abilità sensazioni umane e sterminate distese d’acqua. Nonostante questa band cilena non sia idolatrata come molte altre realtà della scena post, non ha nulla da invidiare ai nomi più in noti del genere, anzi, spesso da un certo punto di vista può perfino risultare superire ad esse, potendo contare su di un cantante con indubbie doti canore e un timbro vocale particolarmente carismatico, accostato a delle doti compositive assolutamente mature, supportate a loro volta da una produzione praticamente perfetta e curata in ogni più minimo dettaglio.

Uno dei tanti punti di forza di “Euphoria” è il fatto di aver dotato ognuno degli otto brani di una sua personalità perfettamente tangibile. Grazie a questo, i sessanta minuti del disco scorrono con estrema facilità e lasciano il segno già al primo ascolto. Per darvi una dritta potrei consigliare l’ascolto di brani come “Oceania”, “Humanimals” o “Gosth of Panthalassa”, ma il mio consiglio reale è quello di ascoltare per intero quest’album per poter intraprendere un vero e proprio viaggio sonoro. Non ve ne pentirete!

I Bauda sono stati per me una grande rivelazione, poetici ed ammalianti!

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