Sono giorni pieni questi.
Giorni di scandali tutti italiani, di referendum, di rigori, di politica e 'Reali', di musica e sport. Sono giorni caldi e quest'Italia nostra annaspa sotto il sole cocente di un intenso giugno.. È Lunedì sera e partiamo alla volta della Palma Club elegante locale romano dove andremo ad ascoltare chi del nostro bel paese e dei suoi abitanti ha tanto da parlare.. Arriviamo che i Non Voglio Che Clara hanno già cominciato. È un peccato non aver potuto approfondirli perchè l'effetto sonoro come l'impatto visivo è stato molto positivo.. Sono molti elementi sul palco fra cui anche dei violini.. siamo ancora pochi nell'arena del locale ma i Non Voglio Che Clara fanno vibrare l'aria caldissima che ci avvolge con le loro delicate melodie.. suonano poco e quando ormai il crepuscolo va dissolvendosi nella sera, ci salutano lasciando spazio agli Offlaga Disco Pax, secondo gruppo di questa rassegna romana.
Li aspettavo da tanto loro. Lo desideravo tanto sto 'collettivo neo-sensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti' proprio come me. E non le deludono le aspettative. No no. Aprono con 'Enver' non prima però di aver lanciato libricini oratori con i loro testi.. e l'oretta a loro dedicata vola. Max, che sfoggia i Diaframma sulla t-shirt, è preciso, lucido, sferzante, incredibilmente ironico e tutto d'un pezzo. Narra, intrecciando parole incisive, storie nostre di trent'anni di un Italia dalle mille contraddizioni e non risparmiando mai l'amarezza che ne deriva, fa sorridere tutti noi in modo sarcastico anche quando racconta storie più intime come nella bellissima 'De Fonseca', alle prese con la fine di un amore e con la consapevolezza rassegnata di trovarsi davanti cimeli dolorosamente inutili di un capitolo ormai chiuso.
Mi trovo, dopo poco, stordita e felice sotto l'effetto di 'dolcezze' come 'Cinnamon' e 'Tatranky', a ballare a ritmo di 'Robespierre' uno dei pezzi più trascinanti pregustandomi il 'Cioccolato' dell'ultimo pezzo in programma.. quel famoso 'Toblerone' di cui -qualcuno sa il perchè.. - e che adesso lo so pure io!!! Gli Offlaghi vanno via e salutano sulla scia gustosa di quest'ultimo amaro parlato: squarcio di un'Italia fatta soprattutto di gente comune, di gente popolare, di anime perse consapevolmente pronte a non veder cambiare niente sotto i propri occhi.
La sera è irrimediabilmente afosa, faccio un salto verso le toilettes per rinfrescarmi ed ecco Francesco dei Baustelle che in solitudine si prepara riscaldandosi al piano in un angolo un pò appartato del locale mentre l'affascinante Rachele va con il suo biondo nipotino gironzolando. Il tempo di una birretta e dopo poco eccoli sul palco i toscanacci che mi hanno rapito il cuore!!
Aprono con 'I Provinciali', un bellissimo quadro colorato delle loro colline che per per l'intensita e gli arrangiamenti lo fa immaginare ai miei occhi incredibilmente lucente. Anche i Baustelle sapranno amalgamare in modo elegantemente inpeccabile storie di 'Malavita' italiana e di malessere quotidiano proprio come nelle successive e dirompenti 'Sergio', 'A Vita Bassa' e la più popolare 'La Guerra È Finita'.
Ci tengono alla presenza scenica i ragazzi come alla fluidità retrò delle loro melodie e il risultato è un vellutato tappeto sonoro che incanta gli animi e gli occhi e che tocca il culmine con pezzi come 'La Moda Del Lento' e la nostalgica 'Il Musichiere'. In quest'ultima Francesco ricorda il poliedrico artista Serge Gainsbourg desiderandolo il proprio alter ego e decantandolo lo omaggia insieme alla band regalandoci momenti di brividi sensuali con la sua più famosa 'Je T'aime Moi Non Plus'. Intensa e bellissima l'interpretazione di Rachele nella 'Canzone Del Parco'. Si fa molto più audace e grintosa in 'Gomma' alla quale è affidato il triste compito di chiudere un'esibizione curata, elegante ed emozionantissima nonchè di concludere un concerto in cui, 'bacchettando', sono state date vere lezioni di stile..
Un concerto ben assortito, dalle tinte forti e in particolar modo tutto italiano, il che, per una volta, mi ha fatto essere fiera ed orgogliosa del nostro paese. .
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