Sabato 14 gennaio a Milano fa freddo, il termometro vicino allo zero. Eppure migliaia di persone affollano le vie del centro a caccia degli ultimi saldi. Eppure centinaia di manifestanti riempiono Piazza Duomo per difendere la Legge 194. Eppure, già alle 20.30, una fila discreta attende davanti al Rolling Stone l'apertura delle porte. Questa sera suonano i Baustelle. Alle 21.30, quando finalmente l'enorme buttafuori nero ci invita a entrare, c'è una coda che neanche per l'ultimo libro di Harry Potter.
Intorno alle 22 sale sul palco il primo dei quattro (!) gruppi-spalla; si chiamano Bios e mi lasciano delle buone impressioni. Il cantante mi ricorda terribilmente Cristiano Godano nei movimenti e nel modo di suonare la chitarra. Peccato che l'acustica non sia granché, i suoni sono indefiniti e le parole si capiscono a malapena. Purtroppo sarà così per tutta la serata. Poi si esibiscono i giovanissimi punkettari Fuori Luogo, i vercellesi Maimale (il cui cantante lancerà una trentina di copie del loro cd autoprodotto al pubblico) e, dulcis in fundo i micidiali freakettoni Swami. Il locale è pieno o quasi. Il pubblico eterogeneo; vicino a me alcuni ragazzini parlano di compiti in classe e interrogazioni. Mi prende un po' di malinconia ma passa in fretta. Mi guardo intorno e subito riconosco i fans della prima ora; sono quelli più emozionati, quelli che guardano l'ora in continuazione, quelli che scrutano il palco in attesa di un segnale.
Finalmente alle 23.30 eccoli: i Romantici a Milano fanno la loro comparsa sul palco. Francesco, al solito elegante in vestito nero e camicia bianca, appare intimidito; si scioglierà più avanti. Rachele è bellissima - una vera dark lady - piegata sulla sua tastiera rossa. Ma la palma del più elegante spetta senza dubbio al chitarrista Claudio Brasini, agghindato come un vero malavitoso anni Trenta, con tanto di cappello a falde larghe calato sugli occhi. Completano il quadro il batterista Claudio Chiari, Ettore Bianconi (fratello di Francesco) alle tastiere ed Enrico Amendolia al basso. Si inizia con "Cronaca Nera", il brano strumentale, creatura di Rachele, che apre La Malavita. Via via si susseguono "I Provinciali", "Sergio", "Arriva Lo Ye-Ye", "A Vita Bassa", "Revolver"... Si balla e si canta che è un piacere, a tratti si poga perfino! Già, perchè dal vivo, sarà per l'addio di Fabrizo Massara, emerge quell'attitudine delicatamente "rock" che caratterizza l'ultimo lavoro. I suoni essenziali e potenti delle "canzoni della mala" si adattano alla perfezione alla dimensione live. Il pubblico canta le canzoni, soprattutto "Un Romantico A Milano" e "La Guerra È Finita", indizio che a prevalere sono i fans dell'ultima ora. La scaletta, basata sull'ultimo album, suonato quasi interamente, prevede comunque alcuni brani tratti dai lavoro precedenti (da brividi "Love Affair"), oltre a una cover di Patti Pravo ("Per Una Bambola"). Nonostante i già citati problemi di acustica, anche i Baustelle sembrano divertirsi parecchio.
Al momento del bis Bianconi, per tutta la durata del concerto piuttosto distaccato (come il suo cantare), addirittura interagisce con alcuni scatenati delle prime file, chiedendo loro quali canzoni volessero ascoltare. Molti invocano "Cinecittà" ma questa non arriva. L'esplosivo trittico finale ("Gomma", "Le Vacanze dell''83" e "La Canzone Del Riformatorio") è comunque tratto tutto dal Sussidiario Illustrato Della Giovinezza. Il concerto è finito. È l'una quando i Baustelle salutano. Le luci sul palco si spengono. Le casse sparano Girls&Boys dei Blur, un po' datata ma sempre piacevole. Noi si ricomincia a ballare.
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