Odio i musical. Tutta quella gente che nel vivo della narrazione inizia a dimenarsi al suon di canzoncine ebeti è una cosa che mi ha irritato numerose volte; non è un giudizio ma una questione personale. Eppure allo stesso tempo credo che girare un musical sia particolarmente difficile, un buon musical intendo. Aldilà delle coreografie, dei canti e di tutti i tecnicismi rilevabili dietro un qualsiasi tipo di arte non deve essere così tanto semplice riuscire a non scadere nel ridicolo o nel banale. Basti pensare al semiriuscito "Chicago" o a tante altre ciofeche in giro per le sale cinematografiche. Pertanto, gli unici musical che sono riuscito a guardare per intero con soddisfazione sono stati "Cabaret" di Bob Fosse e "Dancer in the dark" di Von Trier. E "Moulin Rouge!"
Come il titolo inequivocabilmente suggerisce, ci troviamo a Parigi all'indomani del XX secolo. Satine (N. Kidman), ragazza piena di aspirazioni nel mondo dello spettacolo è la prima ballerina del Moulin Rouge. Tutti i suoi colleghi, primo fra tutti il capo Zidler (J. Broadbent) puntano sul suo fascino per adescare ricchi e facoltosi uomini al fine di ottenere favoritismi vari, specie a livello economico. Il pollo di turno è il Duca (R. Roxburgh) innamorato di Satine, al quale Zidler promette di combinare un incontro con la ballerina. Ma le cose si complicano quando un giovane scrittore inglese trasferitosi a Parigi per conoscere l'ambiente bohemien, di nome Christian (E. McGregor), conosce Satine sperando con l'aiuto di quest'ultima di mandare in scena al Moulin Rouge il suo "Spettacolo spettacolare". I due si innamorano ma oltre al Duca serpeggia un ulteriore ostacolo: Satine è malata di tubercolosi. Dopo numerosi equivoci la storia d'amore fra i giovani va avanti e lo spettacolo scritto da Christian viene realizzato. Nel bel mezzo della suddetta rappresentazione il Duca, inviperito dalla gelosia, vuole uccidere gli amanti ma viene fermato, a colpo di scena proprio da Zidler ma mentre il sipario cala Satine cade esanime fra le braccia dell'amato e gli chiede come ultimo desiderio di scrivere la loro storia d'amore.
Ancora una volta Baz Luhrmann ritorna, dopo "Romeo+Juliet", a realizzare un'opera discutibile, che ha sollevato le critiche più disparate. In effetti la miscela ipertrofica che propone nei suoi film è così eccessiva da dividere il pubblico: c'è chi la detesta o chi ne rimane affascinato. Mentre i primi lungometraggi non si dimostravano sempre all'altezza di reggere gli stravaganti propositi del regista australiano, in "Moulin Rouge" la tecnica è ormai rodata. Con l'aiuto di scenografie sfavillanti, sospese fra ricostruzione storica e ambientazioni oniriche (Talora troppo artificiose), il film si snoda attraverso una ben dosata ricetta di generi: melodramma, commedia, musical. A colpire ulteriormente lo spettatore è anche la modernità con la quale agiscono i personaggi, basti pensare al repertorio musicale sintetizzato nelle scene canore e di ballo: da "Diamonds are a girl's best friends" a "Your song" passando per "Like a Virgin" e addirittura "Smells like teen spirit".
E' proprio questo lo scopo di Luhrmann: illustrare il mondo dell'avanspettacolo parigino del primo Novecento, fra fiumi di champagne e sguaiate donnacce ma anche tristezza e consunzione. Infatti di per sé la trama è piuttosto semplice nella sua sintesi. Un progetto ambizioso quindi che non poteva non avvalersi di un cast in ottima forma. Nicole Kidman, splendida come sempre sotto tutti i profili, si dimostra spiritosa e frivola ma al contempo malinconica e passionale, dimostrando per l'ennesima volta di sapersi adattarsi a qualsiasi parte le venga offerta. Anche Ewan McGregor non è da meno e riesce a non essere adombrato dalle straordinarie capacità della collega, rivelandosi però più idoneo nel ruolo di artista agli esordi che in quello di amante platonico. Entrambi evidenziano la completezza della loro formazione da attori coniugata a talento proprio mantengono alti i livelli anche nei momenti più difficoltosi previsti dalla sceneggiatura, un esempio su tutti le scene di canto e ballo in cui altri attori sarebbero apparsi goffi e inadeguati (La povera Nicole per dare il meglio di sé si è anche fratturata una costola). La cura dei personaggi di contorno non va tralasciata: un esempio su tutti John Luguizamo, eccellente nei panni dell'artista bohemien che ricalca la figura del celeberrimo pittore Toulouse-Lautrec (Anzi è completamente uguale, comprese le deformazioni fisiche che caratterizzavano la sua figura) ma anche l'intera compagnia teatrale di cui si circonda il protagonista maschile, di chiara ispirazione felliniana. In definitiva, "Moulin Rouge!" è un film che, come già detto, non potrà ottenere un vasto consenso fra il pubblico. Da un'analisi obiettiva rimane il migliore finora di Luhrmann e soprattutto uno dei pochi film in cui le pecche riescono ad essere arginate dall'ottima complessità dell'opera e ad sottrarsi allo sguardo dello spettatore, abbagliato dalle mille splendide luci di una decedente Parigi.
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Altre recensioni
Di Ilovemusic
The greatest thing you’ll ever learn is just to love.... and be loved in return.
Premesso che Moulin Rouge! non è un film per tutti, si capisce l’importanza e lo straordinario messaggio nascosto solo se si è vissuta un’emozione molto forte e molto bella.