Questo album è una lezione di vita: t’insegna che i sogni sono bellissimi, ma ad un certo punto diventano strani e inquietanti e quando te ne accorgi significa che stai per svegliarti. Ecco quello che è successo con i Belle and Sebastian. Un sogno lungo tre album, uno più bello dell’altro, uno più emozionante dell’altro, uno più osannato dell’altro, poi qualcosa comincia a cambiare, tutto è ancora bellissimo, ma hai la sensazione che non sia più come prima, che tutto presto finirà e anzi è gia finito.
Stuart David, il bassista storico, se n’era appena andato, ma noi (plurale maiestatis) eravamo convinti che nulla sarebbe cambiato, che in fondo era Stuart Murdoch la vera anima del gruppo, e che l’unica vera cosa davvero indispensabile era la voce aggraziata di Isobel Campbell. L’illusione resse con questo album, ma crollò miseramente con le release successive, che, checché se ne dica (e i pareri divergono), sono quanto meno imbarazzanti per chi aveva scritto i capolavori che aveva scritto.

L’album…ah sì, l’album..che volete che dica…è un disco dei Belle and Sebastian, gente che la musica la scrive (la scriveva) e la suona DA DIO. Ma che comincia a perdersi per strada. E allora usa i trucchi del mestiere per rimediare. E’ un po’come se ci avessero messo il liquore in questa torta, per coprire il gusto della crema che cominciava ad inacidirsi.
I Belle e Sebastian si affidano agli arrangiamenti sontuosi (archi a profusione, trombe, flauti, organi e addirittura clavicembali), e quando non basta ci provano con l’innocenza disarmante di pezzi come “Family Tree”, tanto insopportabilmente naif, quanto irresistibile, che dopo averla ascoltata vorresti tanto essere in un pub di Glasgow e poter offrire un drink ad Isobel, la creatura più dolce della terra.
Alla fine tendi a soprassedere sugli episodi meno riusciti (“Don’t Leave The Light On Baby”, “Nice Day for a Sulk”) e a farti abbagliare dalla indiscutibile maestria musicale dei nostri, che in “The Model”, “Waiting For The Moon To Rise” e “Wrong Girl” dimostrano, come al solito, di saperci fare, e pure tanto.

Si dice che prima di questo album i Belle and Sebastian dovessero registrare in quattro-cinque giorni, mentre qui per la prima volta gli furono concessi tempi e mezzi illimitati, visto il successo ormai raggiunto. Forse è stato questo a rompere l’incantesimo, fatto sta che da allora nulla è stato più come prima e due anni dopo anche la Campbell avrebbe lasciato la compagnia.

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