Abbiamo lasciato Ben Frost al suo apice di aggressività, e forse di possibilità, con A U R O R A, tre anni fa. Un disco che, facessimo un brainstorming, grideremmo tutti in coro pesante e ci abbracceremmo poi forte. La cui collocazione ideale si può ricercare in una componente di audiomasochismo che sia sinistro e lugubre compagno delle nostre colazioni, dei momenti d'intimità, delle cene con gli amici. Troppo contesto di per sé per non fare contesto, o per integrarsi in qualsiasi tipo di.
L'inesorabile martello industriale, i synth che clippano dritti come viti nel cranio della Creatura, il rumore bianco per nulla edulcorato rispetto alle manifestazioni più estreme della musica noise, rendevano A U R O R A un compendio di quanto dolore possa generare l'elettronica, in un incrocio comunque raffinato tra Nine Inch Nails strumentali cattivi, Nurse With Wound più ritmato, tribalità minacciosa, world music apocalittica, nel senso di folk apocalittico.

Considerate tali premesse, mi approccio al nuovo lavoro di Ben Frost con la curiosità di chi guarda dentro una di quelle macchine che tritano i pulcini maschi.
Le pulsazioni digitali lente e quel vago senso di kraut, in apertura con The Threshold Of Faith, non rassicurano; p u r t u t t a v i a la sensazione che si avrebbe a sentirne il rintocco suonare dalla cucina mentre si è chiamati «è pronto caro» sarebbe quella di trovare in tavola fegato di suino poco cotto, con cipolle, e non le carni dei propri figli fatti a pezzi e imbastiti come se suonasse una Secant di A U R O R A, una Metal On Skin di Black Marrow. Atroce ma commestibile, e socialmente accettabile.
Per dire insomma che no; paradossalmente no, tenuto conto peraltro della collaborazione con Steve Albini, in qualche veste non del tutto identificabile, data l'assenza di rullanti tirati e chitarre realistiche: non c'è traccia alcuna di estremo, nessun troppo da soccombere e nessun drone da soffrire per soffrire, su The Centre Cannot Hold.
Ma è comunque un buon ascolto, e Ben Frost non è diventato Four Tet: al limite, è diventato l'ultimo Tim Hecker.
Il tappeto sonoro che dà un tono all'ambient di Ben Frost è su questo disco una respirazione indotta artificialmente, un drone di elettricità sfrigolante, oltre alla più classica orchestrazione d'archi riverberata. Con un pedale esagerato e plasticoso stile Oneohtrix Point Never, come se dalla batteria dei P.I.L. si fosse passati a quella dei Depeche Mode.

A Sharp Blow in Passing è tutto sommato retta da un arpeggiatore, da una destrutturazione ritmica, da archi in minore. Bene, ma è una novantina in percentuale dell'elettronica intellettuale. Poco importa del respiratore, e della stratificazione. Il mito della stratificazione è dato dal non capire il sequencer: scomparirà un giorno, sepolto da soluzione ritmiche e melodiche semplicemente efficaci, riconoscibili, e in quanto tali, esibite.

Potrà anche sembrare una forzatura, cercare una corrispondenza tra la bicromia simmetrica in copertina e un'eventuale struttura bipartita del disco, e difatti lo è. Fatto sta che. Ad esempio, un lato A che si chiuda con il drone in debito di fiato di Eurydice's Heel, sarebbe il prosieguo, per quanto posato, di un discorso che Frost ha perseguito da circa tre dischi e una consistente manciata di EP a questa parte. Mentre un lato B, che si apra con Meg Ryan Eyez, sarebbe un adagiarsi sugli stilemi che addirittura da Eno portano ai Boards Of Canada più recenti. Quel modo di fare ambient, in buona sostanza. Ché Ionia ha pure il crescendo. E All That You Love Will Be Eviscerated potrebbe essere uno strumentale da Matt Elliott, titolo sensazione à la Matt Elliott a parte.

A proposito di titoli: A Single Hellfire Missile Costs 100.000$ è uno dei migliori titoli da GY!BE che abbia mai sentito. Non credo che sia voluto, e Ben Frost non sembra proprio il più simpatico degli allegroni, ma un po' di senso dell'umorismo lo ha. È un australiano che vive in Islanda. E poi è uno skit da una decina di secondi, quindi dai, l'ironia.

Insomma, non un bel disco, ma brutto no, e magistralmente congegnato: 73/100. Speriamo di non perderlo.

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