E' quello che molti avranno pensato nell'ormai lontano giugno del 1994: non ci resta che piangere.... Troisi se ne era andato lasciando non solo un vuoto incolmabile ma anche un'eredità pesante forse mai raccolta. Consoliamoci pensando che grazie a film come questi il ricordo del suo talento sarà sempre vivo.

Nel 1984 si definisce uno dei più felici matrimoni artistici che il cinema italiano ricordi: l'irriverente e scoppiettante Benigni e l'introverso e malinconico (o malincomico?) Troisi decidono di realizzare un film insieme. Ne verrà fuori questo "Non ci resta che piangere". La trama è molto semplice: un maestro di elementare (Benigni) e un bidello della stessa scuola (Troisi) come per incanto si ritrovano catapultati nel 1492 a seguito di un violento temporale. I nostri inizialmente si sentiranno vittime di un brutto scherzo, ma dopo sarà il solo Benigni ad accettare la nuova realtà e convincerà l'amico a intraprendere un lungo viaggio verso Palos in Andalusia per fermare Cristoforo Colombo e non permettergli di scoprire l'America (proprio quell'America che gli consegnò gli OSCAR!!!).
Le gag irresistibili sono innumerevoli: il predicatore che ricorda a Troisi che un giorno morirà, la lettera scritta a Savonarola che omaggia chiaramente Totò e Peppino, e soprattutto l'incontro con Leonardo Da Vinci (l'avvocato di Johnny Stecchino) in cui si fingono dei colleghi scienziati per spiegargli alcune invenzioni della nostra epoca. Nonostante le loro spiegazioni incomprensibili e dopo essere stato ridicolizzato, Leonardo tempo dopo inventerà il treno, illudendo i due protagonisti di essere tornati nel '900.

Il film probabilmente ha delle pecche dal punto di vista registico, ma è tale la comicità e la complementarietà dei due grandi attori che si può chiudere un occhio. Per chi non l'avesse visto risate assicurate!!!

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