Eleganza, stile, raffinatezza e soprattutto molto studio, queste sono le cose che vengono fuori ascoltando questo disco, una delle innumerevoli volte in cui lo farete se vi piace il genere. È incredibilmente coinvolgente, il suo rock è il punto di arrivo dei tempi, una specie di sunto delle puntate precedenti. Vi passeranno davanti molto velocemente tutta una serie di deja-vu sonori sui quali non avrete il tempo di soffermarvi perchè la vostra attenzione sarà dirottata su altri.
Canta francese e quando lo fa in inglese ha una pronuncia molto "francofona", che addolcisce il tutto. Sono ormai un paio di mesi che lo ascolto, i pezzi sono dolcemente malinconici e parecchio complicati musicalmente, nel senso che soprattutto all'inizio si rimane sorpresi da come questo signore riesca a trovare sempre la cosa più complicata da fare nella sequenza melodica; a questo proposito si ascolti "Je Suis Seul dans Ma Chanson" e "Ma Boîte à Musique". Il CD è composto da 19 pezzi tutti belli e scorrevoli tra i quali spiccano oltre ai due già citati, "Another World Gone By" molto Fab Four, "Demolition Derby" che vi riporta in un'atmosfera quasi anni '60 con il suo coro d'accompagnamento e "Broder King" che ricorda un po' il Paolo Conte più "francese" di "Razmataz" con il cantato femminile più in risalto.
In tutto il disco si respira però, come ormai sembra inevitabile nelle produzioni francesi, aria di Serge Gainsbourg, secondo me riferimento primario anche di questo artista. Burgalat, corso di origine, con quegli occhialoni in copertina, è partito come DJ sullo stile elettro-dance alla Nicola Conte, ha musicato le poesie di Michel Houellebecq nel 2000, è sicuramente molto "trendy" e riconosco che potrebbe risultare anche un po' antipatico, ma le canzoni le sa scrivere, e anche bene. Ma sarà un genio o un secchione?
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