Cari ad affezionati lettori, siete pronti per un bel viaggetto agli antipodi? Con questa recensione vi porterò nientemeno che nella lontanissima Nuova Zelanda, alla scoperta di un ottimo talento locale; sino-malese da parte di madre e maori da parte di padre, star in patria ma sconosciuta o quasi al di fuori, Bic Runga è un'adorabile cantautrice pop attiva dal 1997 che vanta un repertorio di canzoni semplici e confidenziali, caratterizzate da una grande spontaneità e melodie orecchiabili ma anche uno stile ricercato e personale, una cura quasi artigianale del sound e degli arrangiamenti. A grandi linee potrebbe essere accostata all'americana Aimeè Mann, altra bravissima artista che qui da noi gode di ben poco seguito e notorietà, ma Bic Runga ha una propria personalità molto ben definita, una personalità che la colloca in quella "terra di nessuno" che è diventata il mio terreno di caccia preferito: un po' troppo per gli abituali fruitori di ciarpame radiofonico, che forse la potrebbero apprezzare solamente come una delle tante cantanti da una hit e via (come l'indonesiana Anggun o la messicana Julieta Venegas, tanto per citare i primi esempi che mi vengono in mente) transitate in un'etere saturato da cariatidi marce e tristissime, ma "troppo poco" per essere presa sul serio dai colti ammiratori delle più sofisticate e celebrate star del cantautorato "alternativo" in rosa emerse dagli anni '90 ad oggi; perfetta per me, quindi.
"Belle" del 2011 è il quarto album per l'artista neozelandese, la cui carriera è segnata da lunghi intervalli tra una pubblicazione e l'altra, ed è un lavoro dinamico, accattivante e molto personale; dieci canzoni, di durata quasi mai superiore ai quattro minuti e caratterizzate da un feeling particolarmente diretto e spontaneo, "Belle" dà l'impressione di essere un album "fatto in casa" ed è proprio questo il suo valore aggiunto. Le sue canzoni sembrano schizzi dai colori vivaci, composizioni semplici e realizzate in economia di mezzi, con grande cura ma senza particolari barocchismi e sofisticazioni, il suo stesso modo di cantare, pulito e lineare, trasmette una piacevole sensazione di freschezza e vivacità. Eppure questo è un album molto creativo e variegato nella sua semplicità, e si sviluppa in maniera spesso imprevedibile: All'inizio tutto sembra presagire un mood molto allegro e ritmato, poi si assesta su un passo suadente e felpato, pieno di coloriture e piccole raffinatezze; si inizia con "Tiny Little Piece Of My Heart", breve e deliziosa marcetta piano-pop, seguita da un fresca e brillante "Hello Hello", folk-pop semi-orchestrato ad altissimo potenziale radiofonico dal retrogusto vintage.
Come ho già detto, questa è una falsa partenza, molto graziosa e piacevole, ma in senso assoluto fuorviante e scollegata dal resto dell'album, caratterizzato da tonalità più compassate ed eleganti, con qualche atmosfera soul, come la riflessiva "Good Love" e la più leggera e vellutata "If You Really Do", entrambe sorrette da solide e felpate linee di basso e melodie molto gradevoli ed accattivanti, oppure jazzy nel caso della conclusiva "Music And Light", che sarebbe stata un'eccellente titletrack, sia perchè il linea con il mood dell'album sia per il titolo accattivante e ben rappresentativo della proposta musicale di Bic Runga. L'arpeggio e l'andamento pigro e suadente di "Everything Is Beautiful And New" rimanda ad alcune atmosfere dei Blackmore's Night più acustici ed è un ottimo esempio delle atmosfere lievemente surreali e stranianti che caratterizzano gli episodi migliori dell'album, come l'intensa ballad "This Girl's Prepared For War" con il suo accattivante arrangiamento western-morriconiano e i riflessi psichedelici 60's della marcetta beatlesiana "Devil On Tambourine" e "Darkness All Around Us", suggestivo duetto con il produttore Kody Nielson.
Canzoni un po' per tutti i gusti quindi, ed una prodotto finale complessivamente ottimo; da un punto di vista strettamente pop "Belle" rasenta la perfezione nonostante le prime due canzoni (e singoli) che risultano poco amalgamati nel contesto, ma per il resto la combinazione di una voce gradevole ed accattivante, melodie semplici ed incisive e una florida vena creativa dà vita ad un bel disco tutto da scoprire. Un ascolto leggero, interessante e mai noioso, e a me va benissimo così, della noia cantautoral-intellettualoide di una Regina Spektor o similari ne faccio volentieri a meno, soprattutto se le alternative sono così valide e e non facilissime da trovare, il che aggiunge ulteriore soddisfazione all'ascolto ed alla ricerca.
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