"Ultimately, martial art means honestly expressing yourself. It is easy for me to put on a show, and be cocky so I can show you some really fancy movement. But to express oneself honestly, not lying to oneself, and to express myself honestly enough; that my friend is very hard to do..."

Esprimersi onestamente ai giorni nostri sta diventando cosa sempre più ardua, soprattutto per quel che riguarda il panorama musicale odierno, ormai sempre più saturo di cantanti da quattro soldi e soubrettine usa e getta, che affollano gli schermi televisivi per poi scomparire, puntualmente, nel giro di pochi mesi o anni. Fortunatamente per noi e per le nostre orecchie, resta ancora un manipolo di artisti che, fregandosene del business e del denaro facile, continua a produrre album di altissimo livello, per il semplice piacere di tutti gli appassionati di musica del globo. In questa ristretta cerchia si possono senza dubbio inserire i Binary Star, ovvero Senim Silla e The Anonimous, due mc originari del Michigan, amici fin dalle scuole superiori, intenzionati a riportare l'hip hop ai fasti di un tempo, in un periodo in cui pantaloni larghi, gioielli e gangsta da quattro soldi sembrano farla da padrone.

I nostri pubblicano nel 1999 il loro disco d'esordio autoprodotto, "Water World", finito ben presto nel dimenticatoio a causa della pessima distribuzione e della pubblicità praticamente nulla. Tuttavia, senza perdersi d'animo, i due decidono di affidarsi ad un'etichetta indipendente, la Subterraneous, e ripubblicano l'album un anno dopo, riveduto e corretto, e con il nuovo titolo di Masters Of The Universe. E il risultato è sicuramente positivo, un viaggio spaziale immaginario in giro per l'universo, in cui Senim Silla e The Anonimous rivelano una maturità impressionante, quasi impensabile per un'opera prima.
24 tracce splendide, interamente rappate e prodotte dai nostri che, senza allontanarsi eccessivamente dalle classiche sonorità del genere (ritmiche sostenute con campioni funk e jazz ben amalgamati), suggellano un album perfetto e privo di cadute di stile, che meglio non poteva aprire il millennio appena iniziato. .

I temi trattati riguardano quasi tutti il rinnovamento dell'hip hop attraverso l'evoluzione della mentalità umana, evoluzione da raggiungere non con sperimentazioni ardite e fini a sè stessi, ma semplicemente rifacendosi al passato ed a valori genuini che, ai giorni nostri, sembrano essere andati persi. Tutto comincia con l'iniziale, magnifica "Reality Check", pacata introduzione in cui i nostri sembrano quasi verificare lo stato attuale delle cose, per poi avventurarsi nel loro viaggio attraverso il funk viscerale di "Slang Blade, "Indie 500", in cui i Binary Star rivelano i propositi e gli scopi della loro missione "All we need is beats, and rhymes and go and spark it, as long as we got the Underground, yo, we got a market, I don't need an agent to tell me how to run it, cause my goal's to win the Indy 500...", passando per il vero capolavoro del disco, "Evolution Of Man", con la sua lunga introduzione che riassume gli intenti del gruppo, giungendo, infine, ad altri momenti sublimi come "Glen Close", dal magnifico loop di piano, la cupa e malinconica "Wolfman Jack" e la dura e a tratti inquietante "One Man Army"..

La missione dei nostri, alla fine dell'ascolto, si può sicuramente considerare compiuta: Master Of The Universe è, infatti, un disco che lascia piacevolmente provati e che, senza particolari artifizi, non fa altro che ragalarci 70 minuti di grande musica, un toccasana nei tempi della "MTV Generation", e un'ulteriore prova che esistano ancora, nel terzo millennio, artisti più interessati a realizzare prodotti di qualità che a riempire le proprie tasche. I Binary Star sono senza dubbio tra questi.

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