Biosphere + Higher Intelligence Agency.
Ovvero due mostri della techno ambientale degli anni Novanta in un'opera a quattro mani che farà semplicemente storia.
La collaborazione in quanto tale è abbastanza singolare, prima di tutto perché viene composta live su commissione durante il Polar Music Festival (1995) nella base operativa di Biosphere (Tromsø), registrando e manipolando i suoni del posto sulla cima di una montagna, in secondo luogo perchè più che un "unione di forze" si assiste ad una "divisione di compiti", nel senso che i due mantengono i loro rispettivi tratti stilistici fino al punto di riuscire a capire, ovviamente se si è ascoltato anche una minima parte dell'opera solista, quali determinati frammenti siano stati frutto di un maggior lavoro di H.I.A., e quali invece del criptico produttore norvegese. Quando con "Cimmerian Shaft" si va incontro a tredici minuti di pura paranoia artico-ambientale, atmosfere che definire cupe è semplice eufemismo e l'intero campionario di presa diretta locale (vento, tuoni, pioggia, i suoni delle cabinovie) beh, è chiarissimo che il signor Geir Jenssen si è sbattuto non poco; così come nei synth futuristi e nelle ritmiche cristalline dell'ipnotica "Snapshot Survey" o la "naturale" "Countdown to Darkness" vi è un'idea più facilmente assimilabile al collega inglese, ma chiaramente ben coadiuvata da quelli che invece sono gli stilemi di quel determinato periodo all'interno della produzione di Biosphere (samples sci-fi, motivo cosmico-glaciale, texture organiche profondissime).
Dunque i due lavorano ottimamente insieme, e l'elevata qualità dell'opera lo sottolinea più di mille parole, provate a sentire come l'analogico raga malato di "White Lightning", tra partiture dark-ambient ed accenti industriali, riesca perfettamente nel suo intento ipnotico, o come il trip "Meltwater" (purissimo field recording - zero interventi artificiali) riesca a ricreare le ormai rinomate lande mentali (altrimenti dette biosfere musicali) che hanno reso ogni disco di Jenssen un autentico viaggio extrasensoriale.
Insomma, biosfere mentali, intelligenze superiori, field recording polari.. manca soltanto di gettarsi sulle atmosfere androidi di "Corona" per comprendere che razza di roba ne sia venuta fuori. I due si ripeteranno quattro anni dopo con un follow up dalla formula simile (ma stavolta nella Birmingham di Bird e con registrazioni chiaramente meno glaciali - bambini, animali, traffico etc) che arriverà quando il fenomeno ambient-techno si è già spento da un pezzo, ma che rivede quel "mondo" ad una versione aggiornata al nuovo millennio digitale, nel complesso più o meno valida, specie se presa come parte integrante di questo stesso progetto, ma se proprio dovete scegliere buttatevi ad occhi chiusi su questa prima uscita, assolutamente immensa.
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