July, what's going on? What are you running from? Why are you sleeping alone on the floor? Some people change, others hang on till they can't anymore.

- Gates Of The Country

Paul Durham è un ragazzo che ha studiato. Ha di fronte a sé una promettente carriera da insegnante, accanto, una carriera da musicista folk solista che tiene show acustici in giro per l'America.

Ben presto numerose e conosciute label tentano di accaparrarsi la potenziale gallina dalle uova d'oro, ed egli decide di firmare per la grande famiglia di David Geffen.

Il disco si può e si deve fare, così Paul crea dal nulla una band. Ottimi musicisti ed ottimissima lodevole sezione ritmica (Belfer, Stanfield, Head).

Il torto più grande che si rischia di fare a Your Body Above Me è quello di considerarlo un album di "Alternative rock" (termine che non apprezzo per niente). Cosa c'è dentro? Onesto e puro rock senza fronzoli e sperimentazioni. Basta questo.

La voce frastagliata e rotta di Durham è il pezzo forte, esprime a dovere.

I singoli scelti saranno Wash It Away e Time Ago, che con il suo intro di chitarre effettate di echo rievoca in me il peccato di come questo lavoro viva in ombra immeritatamente.

Dalla All The Money In The World scritta insieme a PJ Harvey, alla nevrosi romantica da crooner di Ten Million Years, è dura provare a non scrivere particolare elogio per me nei confronti di un disco che mi ha dato molto.

All by ourselves, we made love under the sleeping moonless night.

Il contratto stanca il leader e tutto fare del gruppo, che decide di rescindere e proseguire il suo viaggio musicale con nuovi compagni, autoproduzione e indipendenza contrattuale.

Quel nome, Black Lab preso in prestito per metà dai Black Sabbath e per l'altra metà dagli Stereolab, continua tutt'oggi a regalare musica di ottima fattura e un crescendo di emozioni e sviluppi sonori che solo chi non si ferma alle apparenze dell'Indie può apprezzare in pieno.

Ho deciso di esordire in questa recensione con una frase dell'ultima traccia del disco. Perché in fondo siamo tutti un po' di fretta per arrivare ad avere il primo posto al ristorante, al cinema, all'ospizio o al cimitero, perdendo quella sensazione di incertezza e stupore che il viaggio regala. La fretta di scartare e di aprire. Sembrerà banale, ma spero che né il sottoscritto, né tantomeno il lettore di questa mia raccolta di stronzate notturne si scordi che il viaggio è più importante della destinazione. Goditi sto disco e poi critica pure, ma non dimenticare di guardare fuori dal finestrino una volta tanto.

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