Una sorta di unplugged che ripropone buona parte dei brani di "Order of the Black", disco uscito un annetto fa, una trovata commerciale, un disco inutile, trascurabile. E invece no.
Zack Wilde e soci si svestono un attimo dal ruolo di "truzzi" hard rock (non per l'orribile copertina), che poi tanto non mi ha mai attirato, e fanno uscire questo "The Song Remain not The Same". I motivi non mi interessano, mi interessa il risultato. Non staremo mica qui a valutare le strategie del successo? Cazzi loro.
A me basta premere play dopo una giornata di studio e compiacermi della morbidezza di "Darkest Days", autentica gemma (già bellissima in versione originale); esaltarmi con gli assoli di "Parade of the Dead" e "Riders of the Damned"; celebrare la notte con "Helpless".
Tutto qua, a volte basta poco. Al diavolo i tecnicismi, mi bastano le emozioni.
Belle anche le cover di "Bridge Over troubled Water" di Simon e Garfunkel e "Junior Eyes" dei Black Sabbath.
Un disco monotono, pieno di archi, chitarre acustiche e pianoforte. Un disco inutile? Assolutamente no.
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