Irriducibile, testardo, e coerente. Basterebbero queste tre parole per descrivere in maniera riassiuntiva Blaze Bayley. Una persona che nonostante le avversità che la vita gli ha posto davanti, non ha mai perso di vista i suoi obiettivi, e sopratutto, è rimasto sempre coerente a se stesso. Nè dopo il licenziamento dagli Iron Maiden, nè dopo il periodo di depressione che lo colpì fra il 2002 e il 2004, e neanche dopo la morte della moglie nel 2008 a causa di una seconda ischemia, Blaze non si è mai arreso. In poco più di 15 anni di carriera il cantante inglese ha saputo tramutare le sue emozioni, la sua rabbia, e la sua voglia di mettersi in gioco in musica. In molti diranno che le scelte che questo uomo ha compiuto potrebbero essere azzardate, come il fatto di scegliere di intraprendere una cariera solista dopo la cacciata dalla Vergine Di Ferro, ancora più azzardato è stato ciò che ha spinto Blaze a fondare una sua personale casa discografica nel 2008, ignorando e mettendo una volta per tutte da parte gli avvisi, i limiti, e le critiche che queste ultime gli ponevano davanti ad ogni sua mossa. Ma lui è ancora qui, non curante delle critiche gli vengono mosse, con i soli fan a fargli da sostegno.

Nel 2016 aveva visto la luce il suo ottavo album, "Infinite Entanglement", prima uscita di una trilogia basata su un astronauta, William Black, che si trova prima a dover partire verso un nuovo mondo sul quale fondare una seconda umanità, per poi scoprire che i mandati di tale missione sono intenzionati ad uccidere Black al termine della sua missione per poi colonizzare il nuovo pianeta con specie superiori. Da qui la missione di Black si trasformerà in una vendetta contro coloro che lo hanno mandato in questa missione suicida, per affrontarli una volta del tutto. Per la realizzazione di questi tre album, Bblaze ha ripreso in parte le sonorità del suo primo album "Silicon Messiah" (2000), più dure e dirette, e le tematiche del successivo "The Tenth Dimension" (2002), e il risultato è veramente strabiliante. Se con "Infinite Entanglement" si era potuto constatare una rinnovata ispirazione da parte di Bayley, sopratutto musicalmente, insieme ad un saggio uso di dialoghi fra una canzone e l'altra, le aspettative per il successore erano parecchio alte, e personalmente posso dire che sono state ampiamente rispettate.

"Endure And Survive", questo il titolo della nuova release, che si pone nel racconto come la scoperta da parte di Black del piano della società che lo ha mandato in missione, e che può considerarsi a conti fatti, perlomeno fino ad adesso, come una delle migliori uscite in ambito heavy di questo 2017. Accompagnato come nel precedente album dagli Absolva, eccellente band inglese, e da una copertina semplice, ma in questo caso azzeccata, Blaze è pronto a raccontare questa nuova avventura.

Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa, elencando i punti deboli dell'album, che personalmente vedo solo in un punto, ovvero la canzone "Destroyer", che seppur risulta essere una buon pezzo, diventa eccessivamente banale nel ritornello, e da un assolo che assomiglia troppo a quello di "Calling You Home", canzone presente nel precedente album. Ciò che rimane dell'album può essere descritto con una singola parola, ispirato. "Blood" è marziale nel suo incedere, con strofe che vanno sempre più crescendo fino a sfociare in un ritornello perfetto. "Remember" non è la solita ballad del disco, come in molti potrebbero pensare ad un primo ascolto, ma è un pezzo che con un sapiente uso di violini e atmosfere quasi folk riesce a immedesimare l'ascoltatore nei pensieri di William Black e nei suoi dubbi riguardo la sua missione. Discorso similare per "Eating Lies", senza però l'uso di violini, ma con la sola voce di Blaze a reggere il tutto in modo veramente perfetto. Più movimentate e energiche sono "The Dawn Oof The Dead Son" e "Escape Velocity", con la prima che risulta essere più articolata e aver dalla sua parte un ottimo lavoro di basso, mentre la seconda può essere catalogata come un pezzo heavy di pregevole fattura. Soprende in chiusura, "Together We Can Move The Sun", suddivisa in tre parti differenti, una prima e una terza acustica, mentre la seconda riesce a far esplodere tutta la sua potenza. Mi perdonerete la ripetizione, ma anche qui è impossibile non citare il perfetto cantato di Blaze, che sopratutto nelle parti acustiche, dà il meglio di sè.

Quello che personalmente ho potuto constatare al termine dell'ascolto, è il fatto di aver ritrovato finalmente un Blaze Bayley ispirato e conscio delle sue possibilità. Quello che ci troviamo di fronte è il prodotto realizzato da un artista che non ha mai smesso di credere, che non ha mai fatto dietrofronto, e che da un anno a questa parte sembra essere rinato. Posso solo dirvi di non ascoltare questo album con i soliti pregiudizi che si hanno sulla figura di Blaze Bayley perchè colui che vi troverete a sentire non è il ragazzo che nel '96 stonava pezzi come "The Trooper", no. Quello che vi troverete davanti sarà un artista umile, sincero, e onesto come non mai.

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